De Giovanni ai microfoni del CdS: «Conte è da Mission Impossible». Quei Bastardi di Castel Volturno
Lo scrittore rivive le grandi emozioni dell’ultimo turno «Sembrava scritto dal miglior King Ora, però, calma: contro il Cagliari non sarà facile»
Quei Bastardi di Castel Volturno. «Sì, ma Conte non c’entra. Lui è un po’ commissario e un po’ da situazioni oltre il limite».
Maurizio De Giovanni ha scritto tutto, il libro del campionato è quasi finito, ma la pagina finale è ancora bianca. «No, per favore, non fatemi dire nulla se non una cosa: spero per la città e soprattutto per me, per la mia salute, che venerdì arrivi il lieto fine. Per una volta voglio essere egoista: da cardiopatico non ripeterei l’ultima giornata, mai. Ma da tifoso, per come è andata a finire, la vivrei ogni settimana».
E da tifoso non menziona mai la parola scudetto. Mai: chi parla non è l’autore di bestseller e il maestro di romanzi gialli con note di noir, un visionario con radici piantate nei sotterranei di Napoli, ma l’uomo di calcio che si astrae. «Sì, ma contemporaneamente mi sto anche dedicando al mio ultimo libro: si chiama “Il pappagallo muto”, settimo romanzo della saga di “Sara” che il 3 giugno, tra l’altro, uscirà su Netflix come serie televisiva. Per fortuna la presentazione del libro è fissata per giovedì, cioè il giorno prima della partita con il Cagliari. Un bene, considerando la follia vissuta all’ultima giornata tra Parma e Milano».
L’Imponderabile evocato da Conte. Chi l’ha scritta questa storia?
«Neanche il più pazzo degli sceneggiatori l’avrebbe concepita meglio. Forse il miglior Stephen King, soprattutto per quell’epilogo: gol annullato all’Inter, rigore cancellato al Napoli. Tra l’altro per un fallo inesistente: ma come si fa? Potrebbe pesare tantissimo. Però sa cosa?».
Cosa.
«È stato uno splendido tuffo nel passato romantico di Tutto il calcio… La contemporaneità è stata un’alternanza di realtà e immaginazione. E poi mi ha divertito molto la squalifica di cinque allenatori: è davvero un mestiere usurante, meriterebbe la pensione anticipata».
L’organizzazione di casa De Giovanni?
«Io su Parma-Napoli, mio figlio collegato anche con San Siro».
E ora, l’ultimo passo.
«Sì, ma chi pensa che con il Cagliari sia una partita facile è un folle: hanno forti motivazioni extra calcistiche e ambientali e non regaleranno nulla. Tra l’altro l’assenza di Lobotka è gravissima».
Il Napoli è abituato a soffrire.
«Sono preoccupato perché non lo vedo in grado di imporre potentemente il proprio gioco, mentre il Cagliari ha la forza dei nervi distesi. Spero nel Maradona: si giocherà in cinquantamilaundici contro undici. Spero che compensi la stanchezza e l’erosione di una squadra con pochissimi cambi. È un gruppo che non poteva arrivare a questo livello e che invece ce l’ha fatta con merito. Rifiuto il concetto che l’abbia perso l’Inter».
La classifica è lo specchio della realtà?
«Assolutamente: significa qualcosa se il Napoli è stato in testa per ventitré giornate e anche campione d’inverno, nonostante la cessione di Kvara e gli infortuni di Buongiorno, Lobotka e Neres. Alcuni hanno reso meno delle aspettative e altri sono figurativi, considerandone l’impiego, e Conte ha dovuto cambiare spesso modulo».
Una squadra da romanzo?
«Sì. Il paragone con l’Inter non regge proprio, siamo onesti, ma i giocatori sono come i Bastardi di Pizzofalcone. Hanno tutti lesioni del passato, provocate dalla scorsa stagione, ma hanno aderito al progetto di riscatto dicendo al mondo con chiarezza: noi non siamo così, noi siamo questi. Rispetto al 2023 è una squadra radicalmente più debole senza Kim, Osi, Kvara, Zelinski e Mario Rui, però sono Bastardi. Il gruppo monolitico che hanno creato è molto superiore alla somma delle parti: loro si moltiplicano, non si addizionano. E questa è la dimostrazione plastica che il calcio è uno sport di squadra, rispetto alla raccolta delle figurine».
E Conte chi sarebbe?
«No, lui è proprio il commissario Ricciardi. Ossessionato, con le visioni e gli occhi perduti nel vuoto che vedono dove altri non arrivano. Conte è l’uomo più focalizzato che abbia mai visto in tutta la mia vita: ogni cosa che dice e non dice è sempre finalizzata all’obiettivo, alla vittoria, giorno per giorno. Lui è da Mission Impossible, è un Tom Cruise-Ethan Hunt. Fa solo quello: se deve buttarsi dall’aereo o dal settimo piano con la moto, lo fa. È unico al mondo».
Sarà allo stadio venerdì?
«Dubito, ho impegni a Roma in giornata, ma non mi preoccupa: non so se reggerei fisicamente. Vivo la partita in maniera troppo introspettiva, come si dice a Napoli: schiatto in corpo. Devo capire se ce la faccio».
Fonte: CdS
