Adesso tocca a Lukaku: il belga si prepara per un finale da vero cannibale

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Ma quante ne ha dovuto sentire!? E lasciando che tra le gocce di sudore scivolasse qualsiasi attacco – frontale o laterale – praticamente senza fare un plissé, quell’uomo s’è caricato addosso la “missione” e l’ha fatta sua: non si vive di soli gol (dodici, mica pochi!), ma pure d’altro, fossero assist (dieci) o sponde apparentemente inutili, in realtà zattere lanciate nel mare magnum di queste trentacinque partite vissute a modo suo, da Big Rom. C’è stato un tempo, recente o remoto, in cui sarebbe stato complicato per chiunque resistere, ma non diventi Romelu Lukaku, mister 401 reti, se non hai spalle come le sue e un carattere capace di assorbire il chiacchiericcio calunnioso: e perché dopo un’estate dura come la sua, chiuso a Cobham, diventava indispensabile aspettarlo.

 

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Ed ora

 

Lukaku ha fatto ciò che ha potuto e lo ha fatto egualmente in Grande, presentandosi alla sua prima partita (con il Parma) in uno scenario assai inquieto, quasi stordito, e spargendo felicità: da 0-1 a 2-1 quasi senza accorgersene, perché certe prodezze rientrano nella normalità. E poi Cagliari, altro gol e doppio cadeau – uno a Kvara e uno a Di Lorenzo – avvertendo in sé un benessere lieve e passeggero, ma utile. Lukaku s’è rimesso al centro del progetto, dopo averne sopportate parecchie – che fosse inutile, che fosse sovrappeso, che fosse banale – e non s’è mai irrigidito, neanche arrabbiato, conoscendo le regole del gioco e quelle della pancia, padrona degli umori.

Dominante

Lukaku sa essere dominante, lo senti e lo avverti nelle aree di rigore (quella degli avversari e pure quella del Napoli), è in una zona che non ha mai spifferi di comfort, perché c’è sempre qualcuno alle spalle pronto a pestarti la caviglia, e non è accaduto una volta una che abbia imprecato al vento per essere maltrattato verso chi ci abbia provato con le cattive o con le buone. Come un buttafuori, ha spazzato via le stelle di questo campionato o anche le rispettabili provinciali: l’uomo, il bomber, non ama fare differenze, né atteggiarsi a star e dunque, adattandosi alle esigenze, s’è liberato del Como ma anche del Milan, della Roma o dell’Udinese, della Fiorentina, dell’Atalanta o della Juventus e poi dell’Empoli.

Cosa gli manca

In realtà, però sembrano dettagli dentro questo romanzo che sembra possa annunciare uno scudetto, un altro per lui dopo quello vinto all’Inter, è la doppietta: ma si può vivere anche gioiosamente senza, eventualmente, oppure rimettersi in azione per questo triplo appuntamento che lo aspetta da qui sino alla fine. Il Genoa domenica, il Parma al Tardini a seguire, il Cagliari infine al Maradona: nello score personalissimo, quello alla voce rendimento contro, ci sono sette reti ai rossoblù liguri, due ai gialloblù e altre sette contro quella che adesso è la squadra di Davide Nicola. Una tendenza, una sentenza: chi è atterrato già ben oltre la soglia dei quattrocento gol, finge di non essere affamato ma in realtà è un cannibale.

Fonte: La Gazzetta10

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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