Il sogno scudetto…due anni dopo la realtà

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Due anni. E il Napoli è ancora qua, a lottare per lo scudetto. Lo scenario è completamente differente dalla primavera 2023 perché allora mancava da settimane soltanto il sigillo aritmetico. La città aveva cominciato a festeggiare da metà marzo, dopo la vittoria in casa del Torino.

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Era tutto pronto per domenica 30 aprile ma il gol di Dia fece pareggiare la Salernitana nel finale del derby al Maradona. Rinvio a giovedì 4 maggio, trasferta a Udine. «Lo scudetto? Ce lo stiamo trezziando» disse Spalletti. Diecimila tifosi accanto a Luciano e agli azzurri, altri cinquantamila al Maradona dove De Laurentiis aveva deciso di offrire l’emozione di una partita virtuale con i maxi-schermi. Al 7′ del secondo tempo il gol di Osimhen e alle 22.37 il sigillo tricolore. Napoli campione d’Italia per la terza volta. Invasione di campo, abbracci e lacrime di gioia. Cancellati con uno straordinario lavoro del club e della squadra – di De Laurentiis e Chiavelli, di Spalletti e Giuntoli – 33 anni di attesa. Sembrava che dopo Maradona non fosse possibile più vincere lo scudetto. Le coppe Italia e la Supercoppa italiana, d’accordo. Ma quella cosa lì…

 

 

 

Festa grande a Napoli, rispettando i divieti imposti dal prefetto Palomba. Una scarica di felicità negli spogliatoi dello stadio di Udine, dove apparve fu chiarissimo il distacco di Spalletti dal Napoli. «De Laurentiis ha detto che si ripartirà da me? Lo dica a me, non ai giornalisti». Aveva ricevuto una Pec dal presidente, che riteneva così automatica del tecnico la riconferma per la stagione 2023-2024. Vi sarebbe stato un confronto a cena, nel locale vip di via Cappella Vecchia, in cui Luciano puntualizzò che il suo ciclo era terminato. Come quello del ds Giuntoli, promessosi alla Juve. Spalletti, quella notte del 4 maggio, fece il bilancio dei suoi due anni napoletani. Del “primo tempo”, cioè della stagione 2021-2022, chiusa con la qualificazione in Champions League, scivolando dal primo al terzo posto nelle ultime battute del campionato. «Vedere i napoletani sorridere è la più grande gioia: molti riusciranno a superare momenti difficili ricordando questa grande emozione», disse. Parlò di Maradona, un punto di riferimento anche per lui fin dai primi giorni napoletani. «Probabilmente in questo scudetto c’è stata anche la sua protezione». Diego sempre presente, la sua immagine sulle bandiere, sui murales e sugli striscioni accanto a Osimhen, Kvara, Kim, capitan Di Lorenzo. E poi la dedica più toccante dell’allenatore, al fratello Marcello, scomparso nel 2019. De Laurentiis, i suoi amici e i cinquantamila, intanto, festeggiavano al Maradona.

 

 

 

La celebrazione del terzo scudetto sarebbe durato ancora un mese, fino al 4 giugno, ultima partita vinta contro la Samp, con Simeone che segnò e mostrò la maglia numero 10 di Maradona verso la tribuna, dove accanto a sua madre Carolina sedeva Claudia, l’ex di Diego. La festa canora sul prato dello stadio, gli ultimi caroselli in città. E il rammarico – l’unico di quei giorni – di non aver visto Spalletti, De Laurentiis e i campioni azzurri sul bus scoperto per le strade di Napoli. Tranquilli, arriverà un’altra notte per rimediare.

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