Jurlano, figlio dello storico presidente del Lecce: “Vedere oggi Conte sulla panchina del Napoli mi fa un certo effetto”

0

Il figlio di Franco Jurlano, storico presidente del Lecce, Corrado, ha parlato in un’intervista a Il Mattino, a due giorni dalla sfida del club salentino col Napoli, sottolineando il periodo in cui Antonio Conte, leccese, giocava nella squadra pugliese.

Factory della Comunicazione

Quelli erano i suoi ragazzi. Antonio Conte, Checco Moriero, Luigi Garzya e non solo. Erano i ragazzi di Franco Jurlano storico presidente del Lecce degli anni ‘80. Una sorta di famiglia allargata per quell’uomo dai valori sani, dai principi inossidabili e dalla visione imprenditoriale fin troppo all’avanguardia per quei tempi. Se li coccolava quei ragazzi perché non solo erano figli della sua terra – il Salento – ma soprattutto erano figli della grande famiglia allargata del Lecce. «E a volte ero anche un po’ geloso di loro», racconta oggi Corrado Jurlano, figlio di quello storico presidente (finito nel 2007). Lui con quei ragazzi ci è cresciuto. «Ero un po’ più grande di loro, ma vivevo il campo, lo spogliatoio, addirittura le stanze di mio padre dove così spesso venivano i ragazzi con le loro famiglie per sfogarsi, chiedere qualcosa o più semplicemente parlare». Perché Franco Jurlano non era solo il presidente del Lecce, ma il papà di tutti loro.
«Vedere oggi Antonio Conte sulla panchina del Napoli mi fa un certo effetto», spiega ancora Corrado Jurlano che oggi ha lasciato il calcio e si dedica anima e corpo alla storica agenzia di viaggi di famiglia a Lecce ma porta sempre nel cuore quegli anni, quei momenti e quei ragazzi con i quali ha condiviso tantissimo. «Antonio è diventato un uomo molto diverso rispetto a quel ragazzino che è cresciuto qui. In senso buono, sia chiaro. Perché era un giovane molto introverso, non certo l’istrione che si vede oggi in panchina. Con noi vinse lo scudetto Primavera, fece tutta la trafila nel settore giovanile e poi esordì in prima squadra. Mio padre era contentissimo della serietà e della professionalità di Antonio. Sapeva stare al suo posto. Ed era attaccatissimo a questi colori. Basti pensare che quando presentavamo le nuove divise stagionali era sempre lui a fare da modello in conferenza stampa. Era il nostro ragazzo immagine». Un legame speciale con tutta la famiglia. «Mio padre ci teneva tantissimo a questi ragazzi, era legatissimo alla covata che aveva tirato su nel settore giovanile ed io per certi versi ero un po’ geloso perché li trattava come tanti figli: guai a chi il accusava e li assaltava. Li difendeva sempre per tranquillizzarli e farli esplodere con calma. Gongolava per la produzione di talenti locali: oggi si direbbe a chilometro zero». La filosofia di quel Lecce era chiara: far crescere talenti per poi venderli. «Siamo arrivati ad avere anche 7 giocatori salentini nel Lecce: non penso ci sia una squadra che abbia avuto questo record dopo di noi. Mio padre aveva intuito che quello poteva essere l’unico modo per sostenere i costi di una squadra in serie A e autofinanziarsi valorizzando tantissimo il settore giovanile del Lecce. Dopo di noi altri club hanno seguito questa linea e oggi sono società sane. Il nostro vivaio all’ora era davvero all’avanguardia». Però proprio la cessione alla Juventus di Antonio Conte a metà della stagione 1991-92. «Un po’ come accaduto quest’anno qui con Dorgu. Quando ti offrono determinate cifre e sei il Lecce non puoi fare un braccio di ferro: il giocatore gioca contro voglia e non puoi tarpargli le ali, tanto più se dall’altra parte gli offrono il triplo dello stipendio. Ecco, con Conte e la Juventus ci successe la stessa cosa. Ma sono sicuro che Antonio sia orgoglioso del suo passato a Lecce e di quella squadra che fu il suo trampolino di lancio per il resto della carriera».
Sabato arriverà al Via del Mare alla guida del Napoli capolista. «Io sarò sempre contento di quello che ha fatto e che farà. Ha dimostrato che quando si è persone serie e quando si è professionisti seri i valori escono fuori. Èvero che ha avuto quella piccola incomprensione per l’esultanza di un gol contro il Lecce. Ma veniva da un grande infortunio e quell’esultanza non ho mai pensato fosse contro la tifoseria o la sua terra, ma uno sfogo dopo un momento di sofferenza e difficoltà, una sorta di liberazione. E penso che qui in tanti lo abbiano anche perdonato». Insomma, quella di sabato sarà anche l’occasione per rivedersi. «Magari. Io non lo vedo da tantissimi anni e se riuscissi ad incontrarlo lo abbraccerei con tantissimo calore. Vedersi sarebbe l’occasione perfetta per ricordare i bellissimi momenti insieme. In realtà frequentiamo la stessa spiaggia in Salento ma sopratutto a causa dei miei impegni lavorativi non riesco mai a trovarmi lì quando c’è anche lui».
Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

For security, use of Google's reCAPTCHA service is required which is subject to the Google Privacy Policy and Terms of Use.