Per Arrigo Sacchi, anche senza il tricolore, Conte sarebbe un capolavoro. Le motivazioni dell’ex ct

La leggenda della panchina: "Il Napoli ha la migliore difesa in Europa pur non avendo stelle. Antonio è arrivato in un gruppo che nemmeno si era qualificato per le coppe, ha iniziato male, poi ha indicato la rotta"

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Cominciamo a chiamare le cose con il loro nome, e dunque diciamo che Antonio Conte, quest’anno a Napoli, sta facendo un capolavoro. Non so come andrà a finire la lotta per lo scudetto, perché è vero che tre punti di vantaggio a quattro giornate dalla fine sono tanti, ma è anche vero che in Serie A non ci si possono concedere momenti di distrazione altrimenti gli avversari ti puniscono. So, però, con assoluta certezza che nessuno avrebbe potuto fare meglio di Conte, e lo dico perché conosco la realtà di Napoli, conosco la passione della gente per il calcio e per la squadra, e conosco le difficoltà che erano state affrontate nella passata stagione.

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Il Napoli, quando ha deciso di prendere Conte, era a pezzi, veniva da una serie di cambi in panchina e non si era nemmeno qualificato per le coppe europee. Antonio, che è un autentico maestro, in pochi mesi ha ridato fiducia, speranza e conoscenze all’intero gruppo e lo ha trascinato al vertice. Quando sostengo che un allenatore è un maestro intendo dire che insegna, fa esattamente come con gli alunni a scuola, si preoccupa di migliorarli, di correggere gli errori, non bada soltanto al risultato, alla tattica che serve per affrontare l’avversario. Conte ha la capacità di mettersi tutto sulle spalle, di convincere i giocatori delle sue idee e delle loro qualità, e assieme corrono verso il traguardo. È un martello, quando allena durante la settimana. Cura l’aspetto tecnico, quello atletico e, soprattutto, quello psicologico. Sa bene che tutto nasce dalla testa dei giocatori e lui cerca di portarli oltre i loro stessi limiti. È in questo modo che va letta la cavalcata del Napoli in questo campionato. 

 

Una cavalcata trionfale

NAPLES, ITALY - JUNE 26: Antonio Conte new SSC Napoli head coach and Aurelio De Laurentiis SSC Napoli president during SSC Napoli new manager unveiling on June 26, 2024 in Naples, Italy. (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

Provate a ripercorrerla dall’inizio: alla prima di campionato prende tre sberle a Verona, lui tuona, i suoi ragazzi in silenzio ascoltano e si mettono a lavorare come matti per inseguire l’obiettivo che, ragionevolmente, dev’essere la qualificazione in zona Champions. Ci sono altri club ben più attrezzati, sia tecnicamente sia economicamente, rispetto al Napoli: penso all’Inter, alla Juve, al Milan. Ma, siccome Antonio è uno che punta sempre al massimo, ecco che la squadra comincia a decollare, vince, si piazza lì davanti. Poi, a gennaio, viene ceduto il giocatore più forte, Kvaratskhelia. Una botta che lui con pazienza riesce a far digerire prima a se stesso e poi a tutto il gruppo. Certo che a quel punto, senza il campionissimo, come si può pensare di raggiungere lo scudetto? Eppure Antonio, testardo come pochi, non molla la presa, non abbandona il sogno e fa sì che i suoi ragazzi lo seguano. Questa è la sua grande vittoria: vedere che la squadra lo ha individuato come il capitano della nave che indica la rotta. Non è sempre così, e ve lo dice uno che in panchina ci ha passato diversi anni. Alle soglie della primavera, quando l’Inter effettua il sorpasso e l’allungo, il Napoli ha un calo fisico e tecnico, il gioco non scorre più in modo fluido, c’è una chiara involuzione rispetto all’inizio stagione. Ma ancora una volta, con la determinazione e con la tenacia, Conte riesce a riportarsi sotto, sfruttando anche i passaggi a vuoto dei nerazzurri, e adesso si ritrova con un discreto vantaggio. Se questo non è un capolavoro, ditemi voi come lo dobbiamo chiamare. 

Scudetto o no…

NAPLES, ITALY - APRIL 14: Romelu Lukaku of Napoli celebrates with his head coach Antonio Conte after scoring his side second goal during the Serie A match between Napoli and Empoli at Stadio Diego Armando Maradona on April 14, 2025 in Naples, Italy. (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

E badate bene, lo è anche se il Napoli non dovesse vincere lo scudetto, perché non si può cancellare ciò che è stato fatto negli ultimi nove mesi. Il giudizio sull’operato di un allenatore deve essere dato osservando complessivamente il suo lavoro, il suo impatto su ambiente e calciatori. Se poi arriva anche il risultato, che non era stato programmato perché l’obiettivo era la qualificazione in Champions, tanto di guadagnato. C’è un dato che, più degli altri, va analizzato e interpretato perché spiega perfettamente il lavoro di un allenatore. Il Napoli ha subito finora solo 25 gol: è la squadra che, tra tutti i maggiori campionati europei, ha incassato meno gol. Ciò significa che Conte ha saputo organizzare il gruppo, perché alla fase difensiva partecipano tutti, attaccanti e centrocampisti compresi. E significa pure che Antonio è stato capace di capire subito quale poteva essere il punto di forza della sua squadra e su quel tasto ha continuato a battere. Il Napoli ha la miglior difesa del torneo, ma non ha i migliori difensori. Spesso Conte ha dovuto cambiarli, a volte si è schierato a tre e a volte a quattro, ma sempre ha ottenuto ciò che desiderava, e cioè quell’organizzazione tattica che è figlia del lavoro durante gli allenamenti, della fatica e dello spirito di sacrificio. Comunque vada, il Napoli di Antonio Conte è un capolavoro da ammirare. Fonte: Gazzetta

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