Ci sono sconfitte che fanno male. E poi ci sono quelle che sanno di harakiri, un’autodistruzione lenta e consapevole, come un colpo inflitto al ventre per espiare una colpa. Il Napoli, contro il Como, ha scelto questa strada. Un errore marchiano, un’autorete da incubo di Amir Rrahmani, ha dato il via a una disfatta che sa di spreco, di occasione persa, di cedimento mentale. Un suicidio calcistico, consumato in un campo difficile, ma dove una squadra che lotta per lo Scudetto non può permettersi di cadere così.

Era il settimo minuto quando il centrale kosovaro ha deciso di aprire le porte dell’inferno. Un retropassaggio folle, incomprensibile, che ha beffato un Alex Meret incredulo. Il Como, già pronto a difendere con le unghie e con i denti, si è ritrovato in vantaggio senza neanche aver dovuto sudare. Un dono servito su un piatto d’argento, come un guerriero che si inginocchia davanti al nemico e gli consegna la propria spada.
Raspadori, l’unico a non voler morire
Ma non tutto era perduto. Perché in questo Napoli, che troppo spesso sembra fragile, almeno uno ha dimostrato di avere fame, carattere e voglia di combattere. Giacomo Raspadori non ha accettato il verdetto dell’autodistruzione e, dieci minuti dopo, ha raccolto l’errore avversario per punire il Como con il gol dell’1-1. Un lampo nel buio, un segnale di vita in mezzo alla disfatta.
Il suo gol avrebbe dovuto risvegliare la squadra, ridarle la lucidità di chi sa che il destino è ancora nelle proprie mani. Ma nel secondo tempo, invece di affondare il colpo, il Napoli ha lasciato che il Como imponesse la sua volontà, come un avversario che prende coraggio quando si accorge che il guerriero davanti a lui ha già perso nello spirito prima ancora che nel corpo.
L’ultima coltellata
E così, al 77’, Assane Diao ha sferrato il colpo mortale. Un destro rasoterra chirurgico, preciso, spietato, che ha tolto ogni speranza alla squadra di Antonio Conte. Un’altra sconfitta, un altro passo indietro. L’Inter ringrazia e si prende la vetta, mentre il Napoli si lecca le ferite e guarda avanti con la consapevolezza di aver buttato via punti fondamentali.
Ora serve il Bushido: combattere fino all’ultimo respiro
Ma se il Napoli vuole davvero rialzarsi, se vuole davvero essere una squadra degna dello Scudetto, non può più permettersi di regalare partite così. Serve lo spirito dei Samurai, quello che non arretra, che non si piega agli errori, che non si lascia abbattere dalla paura o dalla pressione.
Adesso arriva l’Inter. Uno scontro diretto che non ammette cedimenti, un bivio che può decidere una stagione. O si combatte, o si muore sportivamente. Niente più harakiri, niente più paura. Il Napoli dovrà incarnare il vero spirito del Bushido, perché nel calcio, come nella vita, vince chi lotta fino all’ultimo respiro.
A cura di Jo D’Ambrosio


