Un attimo. Un frammento di secondo catturato dalle telecamere e trasformato in un tormentone. Antonio Conte, in piedi davanti alla sua panchina, sguardo perso nel vuoto, si gira verso Cristian Stellini e lascia andare un pensiero che suona quasi come una resa: “Chi posso mettere?”
L’uomo, con le sue debolezze, non si è nascosto. Ha detto semplicemente ciò che pensava, incurante del fatto che un Grande Fratello del calcio moderno possa immortalare ogni parola. E così, il tecnico che ha vinto scudetti e Premier League, l’allenatore della grinta e della determinazione, ha mostrato una crepa nelle sue certezze. Un attimo di smarrimento, forse anche una richiesta d’aiuto. Perché a volte, anche i duri vacillano.
Conte e Stellini hanno vissuto lo stesso dilemma sulla panchina del Napoli. All’Olimpico, contro la Lazio, mancavano pezzi fondamentali: fuori Neres, Spinazzola, Olivera e, soprattutto, Kvaratskhelia. Il tecnico aveva già modificato la squadra, passando dal 4-3-3 al 3-5-2, poi aveva ritoccato ancora: fuori Buongiorno, dentro Politano. Ma serviva un ultimo cambio, uno che potesse reggere l’urto del finale.
La necessità era chiara: un esterno basso che potesse dare respiro alla squadra e arginare l’assalto della Lazio. Eppure, tra le opzioni rimaste, non c’era una soluzione ideale. Niente esterni, un difensore come Rafa Marin con zero minuti nelle gambe, poi Billing e alcune mezze punte. Il destino ha deciso da sé, e l’assenza di alternative ha pesato nel momento più delicato.
Al termine della gara, Conte ha lasciato trapelare un filo d’ironia su Giacomo Raspadori: “Se a gennaio fosse partito pure lui…” Una battuta, certo, ma che racchiude il senso di un momento complicato per il Napoli, con una rosa che, tra infortuni e assenze, ha lasciato il tecnico senza risposte.
E per la cronaca, che ormai tutti conoscono, la scelta finale è caduta su Rafa Marin, entrato al 40’. Due minuti dopo, al 42’, Dia ha trovato il gol del 2-2 proprio da quella fascia scoperta. Una coincidenza amara, una beffa. Ma l’immagine che resterà impressa è un’altra: Antonio Conte, braccia larghe, lo sguardo perso verso Stellini e quella domanda che racconta tutto: “Chi posso mettere?”
Fonte: Gazzetta dello Sport
