Il mercato di gennaio ha lasciato il segno, modificando gli equilibri e riducendo, almeno in parte, il divario tecnico tra Napoli e Lazio. La capolista resta la squadra più attrezzata, ma le operazioni invernali hanno rimescolato le carte: il Napoli si è indebolito con l’addio di Kvaratskhelia, sostituito da Okafor, mentre la Lazio ha rinforzato il reparto che più necessitava di qualità, il centrocampo, con l’arrivo di Belahyane.
A complicare ulteriormente il lavoro di Antonio Conte ci si è messa la sfortuna. L’infortunio di Neres, insieme a quelli di Olivera e Spinazzola, ha privato il tecnico di soluzioni importanti, lasciandolo quasi senza alternative sulla fascia sinistra. Una difficoltà che ha reso ancor più evidente una delle principali differenze tra i due allenatori: la capacità di adattare il sistema di gioco alle esigenze del momento.
Conte ha cambiato più volte assetto tattico nel corso della stagione, passando dal 4-3-3 al 4-2-4, fino al 3-4-2-1 e ora al 3-5-2, che vedrà il suo debutto proprio questa sera. Baroni, al contrario, ha sempre mantenuto la difesa a quattro, alternando tra il 4-3-3 e il 4-2-3-1. Numeri che raccontano due filosofie diverse: quella del tecnico napoletano, costretto a variare continuamente per adattarsi alle emergenze, e quella dell’allenatore laziale, che ha puntato sulla continuità tattica per dare certezze alla sua squadra.
Il campo dirà se questi cambiamenti avranno un impatto decisivo sulla sfida dell’Olimpico. Quel che è certo è che Lazio-Napoli non è solo uno scontro diretto per la classifica, ma anche un banco di prova per due squadre che, dopo gennaio, sono cambiate più di quanto sembri.
Fonte: Corriere dello Sport
