ESCLUSIVA Manna: “HA RAGIONE CONTE”. Cds: “C’è un gap da colmare”. Ecco cosa serve
Il DS:

«Hojlund ha voluto Napoli Il riscatto è una formalità»
Le sue parole in esclusiva al Corriere dello sport
Giovanni Manna ha la capacità di non cedere ai percorsi banali: tendenzialmente dice ciò che pensa, anche a costo di tradire la diplomazia che del calcio è un tormento e una condanna. E piuttosto scivola via con un sorriso furbo, scomparendo dietro un anno che non dimenticherà mai. «Siamo orgogliosi del lavoro di Conte e dei ragazzi». Per tutta la chiacchierata non parlerà mai in prima persona e userà sempre: «Noi». Non il plurale della maestà o della vanità, ma la sublimazione del concetto di squadra e del culto del sacrificio assorbito in una famiglia unita e concreta: oggi come ieri, mamma Anella e papà Nicola lavorano in una fabbrica che produce rullini e sfere in provincia di Como. Sono partiti da Vallo della Lucania, dove è nato anche il ds, e quando possono vanno allo stadio. «Il calcio è un mondo molto ovattato, è facile perdere la dimensione: noi siamo privilegiati e bisogna ricordarlo. Ci sono persone che fanno sacrifici ben diversi».
In famiglia tutti tifosi del Napoli?
«Tifano per Giovanni. I miei sono venuti anche a Cremona».
Nessuno dei Manna dimenticherà quest’anno magnifico.
«Magnifico per i risultati ma molto dispendioso per energia e sacrificio. Lo scudetto inaspettato e la Supercoppa sono il frutto di un grande lavoro da riconoscere soprattutto a Conte e alla squadra».
Anche la società merita i complimenti.
«Abbiamo cercato tutti di dare il massimo: certe cose sono riuscite bene, altre meno».
Mettiamola così: tanta fatica, tanta gioia.
«Napoli e il Napoli mi hanno cambiato la vita. Mi è stata data una grande opportunità e ho avuto la fortuna di avere al mio fianco figure fondamentali».
Una su tutte?
«Beh, lavorare con il miglior allenatore d’Italia ti aiuta, ti agevola».
Chi la chiama di più, Conte o De Laurentiis?
«Il mister ti lascia lavorare: ha il suo pensiero, tu lo sai e si cerca di coniugare le esigenze. Con il presidente ci sentiamo spesso nei periodi caldi, ma se la squadra va bene non c’è necessità».
Il Napoli è rinato dopo Bologna. È un ramarro, è infinito.
«La capacità di rigenerarsi è legata alla capacità che Conte ha di rigenerarla. Abbiamo grandi uomini e grandi valori: senza non avremmo potuto reagire alle difficoltà con questa forza e questa voglia di vincere. Ma davanti c’è un percorso».
A proposito: perché il discorso di Conte sulla distanza da Milan, Inter e Juve ha innescato reazioni a catena?
«Non sono d’accordo quando si dice che il Napoli è stra favorito per lo scudetto, e non perché vogliamo scaricare pressioni o spostarle su altri: è un dato oggettivo. Vengo da una realtà completamente diversa ed è chiaro che ci sono gap strutturali, ma noi li colmiamo con questi valori che in pochi hanno e che non sempre bastano».
In estate avete investito tanto sul mercato.
«Bisognava colmare i vuoti numerici in rosa e De Laurentiis non si è tirato indietro. Il nuovo obiettivo è alzare la qualità ogni anno».
Le limitazioni sul mercato invernale non aiutano, in questo senso.
«Aumentando la rosa è cresciuto il monte stipendi, ma i ricavi sono diversi rispetto ai club del Nord: stadi diversi, patrimoni diversi. Non è una lotta pari: c’è un gap strutturale e storico e questa ricchezza ce la siamo creata. Qui ci sono enorme cultura del lavoro, dedizione e voglia di migliorarsi: ognuno fa più cose per il bene del Napoli».
Il principio di gennaio sarà: saldo zero.
«Per inserire un calciatore bisogna fare spazio nella rosa a livello economico. Per noi è un paradosso, per il patrimonio netto e la solidità che abbiamo. Il presidente e l’ad Chiavelli ci stanno lavorando, siamo fiduciosi: sono loro ad aver portato il club a certi livelli».
Cosa bisogna aspettarsi, concretamente, sul mercato?
«Vorremmo premiare il lavoro di Conte e dei giocatori migliorando il livello della squadra senza rompere gli equilibri: non so se ci riusciremo, ma ci proveremo. Gennaio è sempre rischioso, l’anno scorso abbiamo venduto il calciatore più importante e forse non l’abbiamo ancora sostituito all’altezza».
In che reparto prevedete interventi?
«I rientri di Anguissa e Gilmour sono più vicini, mentre Lukaku e De Bruyne sono un punto di domanda: quindi, vorremmo alzare la qualità soprattutto nel reparto offensivo. Stiamo facendo valutazioni».
Già, le assenze: elenco lunghissimo e pesantissimo. Una sfortuna da record.
«L’infortunio di Lukaku all’ultima amichevole del 14 agosto è stato quasi un segnale, però abbiamo reagito come reagiscono i grandi uomini.
In campo e fuori, acquistando Hojlund in un lampo. Un gran colpo.
«Abbiamo fatto di tutto per prenderlo. C’erano anche altre squadre con blasone storico più alto, ma la sua volontà è stata determinante: questa cosa ci rende orgogliosi».
E conferma l’appeal del Napoli.
«In questo momento siamo appetibili e lo riscontro anche nelle trattative: hai Conte, una squadra che ha vinto e giocatori importanti. La qualità della vita in città, poi, incide».
Tutte carte che sfodera quando va a pescare in Premier.
«È un mercato di riferimento, dove anche i giocatori di club medi come Billing ti danno una grande mano. Hanno mentalità, ma a volte servono un po’ di cuore e calore in più».
Hojlund è stato un acquisto top da 50 milioni: l’idea è che i valori siano già cresciuti.
«Non avevamo dubbi, a prescindere dai tempi di inserimento. Rasmus è determinante per i numeri e soprattutto per come cresce e recepisce gli input dell’allenatore. Questo fa la differenza».
L’avete già riscattato?
«C’è un obbligo in caso di Champions con un diritto. Il giocatore si considera del Napoli e il Napoli lo considera estremamente importante.
Una formalità, insomma…
«A oggi, sì. Penso che sia così».
Prima ha citato De Bruyne: come sta?
«Tornerà a Napoli dopo la metà di gennaio per iniziare la fase di riatletizzazione».
Tempi di rientro?
«Non sarebbe corretto indicarli: con Romelu avevamo un’idea, ma poi bisogna capire come reagisce il fisico anche a una certa età. In questo momento operiamo come se non ci fossero: i prossimi a rientrare sono Gilmour e Anguissa, speriamo di avere altre sorprese».
Eccolo, Frank: sia lui sia Rrahmani stanno discutendo il rinnovo da tempo.
«Ognuno ha delle esigenze, ma vogliamo sicuramente continuare con loro: possono rappresentare la centralità del Napoli intorno a cui costruire e ringiovanire».
Anche Spinazzola e Juan Jesus sono in scadenza.
«Affronteremo questi discorsi da marzo».
Alla vigilia del quarto mercato, scegliamo la sua operazione più complessa.
«Hojlund a fine agosto, senza dubbio. È stato un momento tosto, con tante cose da allineare, tant’è che all’ultimo giorno consentito non era ancora tutto definito».
Anche Lucca è stato un investimento molto importante.
«Lorenzo, in carriera, è sempre stato un diesel: a Napoli ci sono le condizioni di fare bene perché il gruppo è davvero una famiglia, l’allenatore è top, lo staff è top e persone a supporto come Oriali sempre presenti».
Quindi?
«Non riuscire vuol dire che forse non ci stai mettendo tutto, Lorenzo lo sa. La maglia del Napoli va conquistata tutti i giorni, bisogna meritare tutti i giorni di stare in un gruppo così se ambisci a vincere: c’è chi lo capisce subito e chi ha bisogno di più tempo».
Può lasciare il Napoli a gennaio?
«Bisogna provare a migliorare la squadra e non peggiorarla, ma gli scenari sono tutti aperti. Vediamo, anche perché dovendo operare a saldo zero dobbiamo essere attenti a ogni eventuale opportunità».
Lo scambio di prestiti con la Roma tra Lucca e Dovbyk è possibile?
«Al momento non è una strada percorribile».
Mazzocchi, Marianucci, Vergara e Ambrosino sono gli altri giocatori più citati sul mercato.
«I giovani hanno bisogno di giocare, ma noi dovremo essere coerenti con il lavoro che stiamo facendo. Ne parleremo con Conte».
Il mercato può coinvolgere anche Lang?
«Arriva da una realtà diversa e ci ha messo un po’ di tempo, ma ha giocato buone partite. Ci aspettiamo e vogliamo di più da lui, ma non abbiamo preso decisioni a priori: i giocatori devono essere contenti e coinvolti, e credere in quello che stanno facendo. Il gruppo viene prima del singolo: se lo capiscono è bene, altrimenti faremo scelte legate al momento».
Neres merita la Seleçao?
«Secondo me sì, ma deve dare continuità al suo gioco. Il Brasile ha un grandissimo allenatore, peraltro italiano, e non spetta a noi dare suggerimenti. Però siamo orgogliosi di averlo nel Napoli».
Facciamo un gioco: il podio dei più forti della squadra.
«Questo è un gruppo con valori davvero importanti, non basterebbero tre nomi. E lo dico con il cuore: per fare qualcosa di straordinario servono persone straordinarie. E noi le abbiamo».
Lei, a questi ragazzi, vuole proprio bene.
«Abbiamo creato un rapporto importante: allenatore, staff, squadra. Quando Conte è stato ingiustamente attaccato dopo Bologna, noi sapevamo il valore di quel messaggio: e infatti la reazione è stata da grandi. Anche la sua settimana di assenza è passata come una cosa straordinaria, ma non lo era: la squadra è stata intelligente e siamo ripartiti subito».
Qualcuno l’ha definita: “Un gatto del mercato”.
«Mi piace, ma in un anno e mezzo abbiamo commesso anche qualche errore provando a fare il bene del Napoli, compiendo scelte anche impopolari e difficili».
La cessione di Kvara è stata impopolare?
«Sicuramente, ma anche necessaria. In casi come questo ti senti in difficoltà verso l’allenatore e la squadra, ma loro sono stati bravi».
Avete avuto altre offerte decenti o indecenti?
«No, perché non siamo sul mercato. Non vogliamo vendere nessuno e neanche fare qualcosa di clamoroso. E se in estate qualcuno partirà, lo sostituiremo».
Raspadori può andare alla Roma?
«Penso di no e spero di no perché è un calciatore importante che rinforzerebbe una concorrente».
La classifica rispecchia i valori del campionato?
«Assolutamente sì. E dice che si lotterà per la Champions fino all’ultima giornata. Per quanto ci riguarda, considerando tutto quello che ci è successo finora, siamo orgogliosi dei risultati e della Supercoppa, ma sarà una stagione molto difficile e tosta».
Preoccupati?
«Dobbiamo esserlo un po’, certo. La preoccupazione ti fa alzare i livelli di attenzione».
Inter, Milan, Napoli, Juve, Roma: chi è favorito per lo scudetto?
«È un campionato dove tutti possono perdere con tutti e non c’è ancora un favorito. Il Milan è attrezzato, ha un sola competizione e un grande allenatore come Allegri. Anche la Roma ha un grande allenatore. La Juve ha Spalletti, un altro grande, e ha investito tanto. E poi c’è l’Inter: per me rimane la più forte, perché lo dice la storia e perché ha anche ringiovanito».
Chi è l’allenatore più forte d’Italia?
«Antonio Conte. E non per fargli un regalo, ma per quello che vedo con i miei occhi: energia, abnegazione, capacità. È un fatto troppo oggettivo: ogni giorno devi dimostrare di essere all’altezza dei suoi standard».
Capitolo Champions: Copenaghen decisiva?
«Importante. In Champions abbiamo raccolto meno di quello che avremmo dovuto».
Norton-Cuffy le piace?
«Buon calciatore, ha forza. Ce ne sono tanti bravi».
Palestra?
«In prospettiva è il terzino destro più forte che c’è. Cominciano a venire fuori giovani importanti sui quali costruire il futuro dell’Italia: Pio Esposito è destinato a grandi cose. E c’è Leoni».
Questo è ancora un Paese per vecchi?
«Il calcio italiano avrebbe bisogno di un momento di riflessione strutturale su alcune scelte e gestioni, cose che ho fatto in passato alla Juventus con un gruppo di lavoro di livello altissimo che mi piacerebbe ricreare al Napoli. La Juve è stata una scuola importantissima».
Dopo la cessione di Kvara sono arrivati Hojlund, De Bruyne, lo scudetto, la Supercoppa: un gran lavoro.
«Beh, alcune cose sono venute bene e altre meno bene».
Si aspettava di vincere lo scudetto?
«All’inizio no, poi ho colto la consapevolezza e la forza. Lo switch».
E la Supercoppa?
«Mi aspettavo grandi prestazioni. C’erano grande energia e fiducia: quando siamo così è difficile per tutti».
Com’è essere un cittadino di Napoli?
«È una città che ti dà tanto, anche troppo a volte. Molto passionale. Sto bene, sono felice. La vivo molto. Certo è più facile quando vinci».
È il momento più bello della sua vita?
«È un momento positivo ma si deve guardare avanti. Vorremmo continuare a fare bene ma non è scontato. Il rischio c’è e non bisognerà essere distruttivi, eventualmente».
Domenica sfiderete la Lazio all’Olimpico, prima partita del nuovo anno.
«Sì, e ci tengo a fare a Sarri gli auguri di un recupero velocissimo: lo aspettiamo, lo vogliamo subito in panchina».
Letterina al 2026?
«Mi aspetto che questa consapevolezza dell’ultimo periodo ci accompagni fino alla fine. E poi, un po’ di buona sorte… Finora è stata contraria».
Potrebbe regalare corni a tutti.
«Già fatto».
Buon anno.
Fonte: CdS
