Giudice: “Nuovi indicatori finanziari, il Napoli penalizzato da un effetto contabile”

Il giornalista spiega la riforma degli indicatori finanziari e il possibile effetto contabile sul Napoli

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A StileTv, nel corso della trasmissione “Salite sulla Giostra” di Raffaele Auriemma, è intervenuto Alessandro Giudice, giornalista.
Ecco un’estratto della sua intervista:
Mercato bloccato? È stata una riforma che ha modificato un po’ il sistema degli indicatori finanziari della federazione. Prima c’era l’indice di liquidità, che misurava la capacità di una società di far fronte ai propri impegni finanziari nel breve. L’indice di liquidità ha fatto il suo “canto del cigno” la scorsa estate, e oggi viene sostituito dall’indicatore unico del costo del lavoro allargato, che ha una natura completamente diversa, perché misura la capacità di un’azienda di sostenere i propri costi. Il costo del lavoro deve stare sotto una certa soglia rispetto ai ricavi, e a tal proposito si fa riferimento al costo della rosa.
Napoli penalizzato? Penso che siamo ancora in una fase di rodaggio rispetto a questi indicatori. Ha stupito anche me, perché il Napoli ha una situazione economico-finanziaria invidiabile rispetto ad altri club italiani. Quello che potrebbe essere successo è che, siccome il Napoli adotta una politica degli ammortamenti particolare, anziché ammortizzare i calciatori in rate costanti, fa un ammortamento molto alto subito al primo anno, e poi va a scendere: questo può comportare che, in una stagione con tanti acquisti, tu abbia degli ammortamenti piuttosto alti, che in realtà non rispecchiano esattamente la situazione del tuo costo del lavoro allargato, con un effetto contabile indesiderato. Io suppongo che sia accaduto questo, perché poi solo chi lavora nella società può saperlo di preciso. Questo nuovo indice viene misurato non sull’esercizio al 30 giugno, ma nel trimestre. Occorre che il sistema degli indicatori venga calibrato per tenere conto di queste situazioni, perché bisogna bloccare il mercato o introdurre clausole di salvaguardia per chi ha problemi di gestione, non a chi ha i conti a posto.
La commissione che stabilisce la norma sostituisce la Covisoc? Sì, e c’è stata una polemica su questo perché la Covisoc è un organismo federale mentre questa è una commissione di nomina governativa, e quindi la federazione ha visto in questo intervento del governo una sorta di attentato all’autonomia del calcio. Alla fine, si tratta sempre di applicare delle norme, ma temo che in questa fase la regola che ha creato questo problema al Napoli debba essere normalizzata: deve tenere conto di certi fenomeni contabili che non sono indicatori di debolezza ma scelte precise di una società. In passato non sono mancati i controlli ma le norme: la Covisoc applicava norme federali, che molto spesso la federazione avrebbe voluto inasprire, ma si era sempre scontrata con l’opposizione della Lega Serie A, che rappresenta i club. Quindi, Gravina si è sempre trovato nella posizione di voler inasprire le regole precedenti, perché il problema in Italia era che le norme erano deboli. Passando da un sistema di indicatori al parametro unico del costo del lavoro allargato, non credo si siano inasprite le regole, ma si è focalizzata la regola su un indicatore che coglie solo un aspetto della sanità della gestione di una società, e nemmeno il principale”. 

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