L’individualismo di Neres si esplicita solo in area di rigore

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I suoi dribbling sulla fascia o al centro del campo, puliscono palloni e promettono spazi per i compagni di squadra, con un ritmo e una mobilità sempre utili. È astuto nel provocare gli errori dei suoi avversari come nel caso di Jhon Lucumí perché gli appare come un demone all’improvviso e gli ruba il pallone lasciandoselo alle spalle mentre ruba il tempo al portiere. Due grandi gesti. Rapidità e tecnica. Come sul primo gol, vede la porta, si aggiusta il pallone, si libera spazio e scegliendo il tempo mette il pallone in porta. Pensiero veloce e capacità di attuarlo. Gioca con i guanti,non si fa toccare, possedendo un tempo e una capacità di attraversamento dello spazio che lo mettono al riparo dalle marcature, dalle possibilità di essere fermato, perché è nell’oltre e si porta dietro anche il pallone. Infatti riesce a segnare dove tutti i suoi compagni falliscono, al Napoli mancano sette, otto gol. Con eleganza Neres ne segna due e si guadagna il titolo di giocatore certezza. Riporta lo stupore dei dribbling e dei gol belli. Si smarca dal calcio luterano di Antonio Conte, regalandogli la tranquillità e la vittoria della Supercoppa. I suoi gesti sono la partita.  Fonte: Il Mattino

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