Scudetto e Supercoppa nello stesso anno. Conte vi è riuscito due volte con la Juve, che rilanciò come avrebbe poi fatto anche con il Chelsea e il Napoli. Ma l’accoppiata in azzurro avrebbe un fascino particolare, perché sarebbe un tuffo nel passato, fino al successo di 35 anni fa dell’ultima squadra guidata da Maradona. L’anno era il 1990, il Condottiero – per adoperare il termine utilizzato da De Laurentiis a proposito di Conte – era lui.
Antonio si prepara alla sfida con il Bologna e Italiano, che ha lo ha sconfitto in campionato a inizio novembre, con la voglia di chiudere alla grande il 2025. L’anno del quarto scudetto e della terza Supercoppa: proviamoci, ragazzi. Perché, come ha ricordato da Riad, «ci si ricorda di chi vince». Servirà lo stesso atteggiamento visto nella semifinale contro il Milan: una squadra aggressiva, attenta nella fase difensiva e pronta a sfruttare le palle-gol costruite da Hojlund e Neres. È questa la nuova coppia magica. Ma non si trascuri la capacità balistica di McTominay, la cui rovesciata nella partita della Scozia è stata esposta in una mostra fotografica alla National Gallery di Edimburgo. A prescindere dagli infortuni (alla lista si è aggiunto Beukema ma ne ha anche il Bologna), il Napoli non può essere quello smarrito, sotto tono e prevedibile nelle poche dignitose giocate visto allo stadio Dall’Ara: quella domenica fu facile preda dei rossoblù, diventati un modello attraverso il lavoro con Thiago Motta e Italiano. «Ma questa è un’altra storia», ha detto Vincenzo, che chiede ai giocatori di «performare al massimo». Si sente alla pari del Napoli però sa che il peso del pronostico è sulle spalle dei Campioni d’Italia e di quel collega che lui chiama rispettosamente «il mister».
L’altra sera, felice di aver rispedito il Milan a casa, Conte ha sorriso. Il recupero di Lobotka è stato prezioso: ha ridato ordine al Napoli. E vi è stata in semifinale quella energia che sembrava essersi dissolta a Bologna. Il virus che determina prestazioni altalenanti ha più volte colpito gli azzurri in questa stagione, tuttavia una finale non ammette cali. E Conte potrà sfruttare il vantaggio di 24 ore di riposo in più rispetto a Italiano: non è poco considerando il fitto calendario di partite per le squadre che partecipano alle coppe.
Il Napoli di Maradona ne diede 5 alla Juve in cui non ancora giocava Conte, arrivato un anno dopo da Lecce. Sembrava l’inizio di una nuova esaltante stagione e invece quella squadra si stava sfaldando perché era poggiata su un uomo, sulle sue straordinarie doti ma anche sulle sue pericolose debolezze che lo avrebbero obbligato all’addio sei mesi dopo. Il Napoli di De Laurentiis – ed è questa la differenza più netta tra due straordinarie epoche – è basato su un progetto, che viene affidato a uomini di valore come Spalletti e Conte, oltre a calciatori che hanno mantenuto alto il livello tecnico, alcuni dei quali – Lukaku, McTominay e Hojlund – presi dalla Premier, il campionato più competitivo. Possono cambiare i Condottieri, non il piano di lavoro e gli obiettivi.
Fonte: Il Mattino
