Claudio Nitti, storico collaboratore tecnico di Walter Mazzarri, torna su uno degli episodi più chiacchierati del calcio italiano: la presunta “spy story” durante la Supercoppa 2012 tra Napoli e Juventus a Pechino. Un racconto entrato nell’immaginario collettivo, ma che – a distanza di anni – l’ex attaccante barese ridimensiona con toni molto più sobri.
Nitti spiega come il suo ruolo di osservatore fosse nato in modo informale già ai tempi della Pistoiese, quando Walter Mazzarri gli chiedeva di assistere agli allenamenti delle squadre avversarie. All’epoca i campi erano spesso aperti e per lui rappresentavano una vera e propria palestra di aggiornamento professionale: osservare il lavoro degli altri tecnici era un modo per crescere e migliorarsi continuamente.
Il caso esplose nell’estate del 2012, quando il Napoli si trovava in Cina per affrontare la Juventus di Antonio Conte. Secondo la versione più diffusa, Nitti e un altro membro dello staff, Vincenzo Concina, sarebbero stati sorpresi a spiare l’allenamento bianconero. In realtà, racconta Nitti, le cose andarono diversamente: gli allenamenti della Juve erano affollati di tifosi, così lui e Concina si avvicinarono allo stadio pensando di poter assistere alla seduta. Trovando tutto chiuso, si separarono e poco dopo Concina incrociò Fabio Paratici, suo ex compagno di squadra, che lo invitò ad allontanarsi. Nessuna infiltrazione, nessuna fotografia e nessun report consegnato a Mazzarri.
Nonostante ciò, la fama di “spia” ha accompagnato Nitti per anni, alimentata da racconti sempre più fantasiosi: scale per scavalcare recinzioni, travestimenti improbabili e persino un cavallo noleggiato per spiare l’Inter ad Appiano Gentile. Episodi che lui smentisce con ironia, sottolineando come il suo lavoro fosse in realtà molto più semplice e diretto.
Oggi quella figura è quasi scomparsa. Nitti spiega che la tecnologia e la copertura televisiva hanno reso superfluo il lavoro degli osservatori “sul campo”, molto diffuso negli anni Ottanta e Novanta. Allora, allenatori come Arrigo Sacchisi affidavano a collaboratori dedicati per studiare gli avversari e individuare giocatori funzionali al proprio sistema di gioco.
Un lavoro che, a Napoli, gli regalò anche qualche soddisfazione: Nitti racconta di aver segnalato ad esempio Arturo Vidal dopo averlo visto in Germania e di aver intuito le qualità di Valon Behrami come mediano, suggerimento poi rivelatosi vincente. Storie di un calcio d’altri tempi, tra aneddoti, leggende e un mestiere ormai vicino all’estinzione.
Fonte: Il Mattino
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