Scoppia il caso biglietti per i mondiali: il punto

Il punto

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Da pochi giorni sono stati resi noti i prezzi d’acquisto dei biglietti delle varie partite che verranno giocate tra Usa, Messico e Canada per i mondiali di calcio 2026. A destare scalpore sono state le cifre proposte dalla Fifa, ritenute altissime soprattutto in relazione alle edizioni precedenti. Ecco il punto di vista di Pippo Russo, giornalista de ”Il Corriere dello sport:

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‘Se qui ne parliamo non è certo perché abbiamo deciso di inaugurare una sezione linguistica del Corriere dello Sport-Stadio, ma perché ci siamo imbattuti nella formula priced out leggendo una dettagliata inchiesta pubblicata dal sito di BBC Sport, dedicata alla scandalosa esplosione del prezzo dei biglietti per le gare del Mondiale Canada-Messico-Usa 2026. Una sgradevolissima novità che si abbatte su una vasta platea di appassionati sparsi per il mondo, e che si ritrova improvvisamente fuori mercato. Soprattutto, il sigillo a una deriva del calcio il cui colpevole è uno solo: mister Gianni Infantino, presidente della Fifa per meriti mai noti.
Il capo del calcio mondiale insiste a vantarsi del fatto che il format a 48 squadre, da lui fortemente voluto, amplia la base delle nazionali partecipanti e dei tifosi coinvolti.  (…).

Nell’articolo di BBC Sport si porta l’esempio di Haiti, che si riaffaccia a una fase finale dei Mondiali dopo 52 anni. Nell’isola il salario medio mensile è di circa 125 euro, ma il prezzo più basso per un biglietto delle tre gare del girone in cui la nazionale haitiana è compresa tocca i 153 euro. Per assistere a tutte e tre le partite del girone un tifoso haitiano deve spendere non meno di 532 euro, cioè più di quattro mensilità di salario medio.

È questa scandalosa condizione dei prezzi che starebbe costringendo molti tifosi delle nazionali africane a rinunciare al viaggio, nonostante avessero impegnato le spese per lo spostamento. E proprio gli spostamenti, in un Mondiale che si svolge su tre paesi e un intero continente, sono un altro punto critico. Specie quando arriva la fase a eliminazione diretta e per le tifoserie si sa soltanto a ridosso della gara quale sia la sede successiva. 
Domanda retorica. Perché si sta parlando di prezzi e costi che trasformano gli stadi in luoghi frequentati soltanto da corporations, sponsor e oligarchi della finanza globale. Quanto alla gente del calcio, quella è davvero priced out. 

In chi sta pianificando economicamente il Mondiale 2026 c’è un superbo sprezzo verso la gente del calcio, tagliata fuori come una massa stracciona nel quadro di un processo di sostituzione economica che cambia geneticamente il calcio stesso: da sport popolare a sport per ricchissimi, palcoscenico circense d’alta gamma attorno al quale imbastire relazioni di potere politico-economico con vista sullo scenario globale. E a capo di questo progetto c’è lui, Infantino: servile coi potenti, zerbinato agli autocrati, disposto pure a inventarsi un ridicolo Premio Fifa per la Pace col solo scopo di insignire il potente di turno.
È ora che le masse dei priced out si riprendano i propri diritti scatenando la sola campagna capace di salvare il calcio: la campagna #InfantinoOut”

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