L’eroe Hojlund porta Conte in vetta. Spalletti, il ritorno al Maradona è un incubo

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Con un gol per tempo, il danese concretizza la superiorità dei padroni di casa. Alla Signora, a lungo dominata nel gioco, non basta il solito Yildiz

 

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Non sarà la Grande Bellezza di spallettiana memoria, ma il Napoli di Conte, con la vittoria per 2-1 al Maradona contro la Juve (doppietta di Hojlund e gol di Yildiz) si conferma la Grande Certezza: terza vittoria consecutiva, meritata, la seconda in un big match dopo quella di Roma con il minimo scarto, imbattuto in casa nel 2025 (unica squadra nei top 5 campionati europei) e nuovamente capolista solitario della Serie A per una notte con un punto di vantaggio sull’Inter, in attesa di Torino-Milan. Per il fischiatissimo ex Spalletti e la sua squadra, invece, è un esame di maturità fallito, che conferma i limiti emersi già fin qui: difficoltà a fare gioco in verticale, nel gestire il vantaggio e nella lettura delle palle aeree. Il gol con cui il centravanti danese del Napoli regala i tre punti ai suoi ha l’amaro sapore del già visto per i tifosi bianconeri. Che adesso devono pure fare i conti con un distacco di quattro punti dal quarto posto Champions.

 

CONFERME E SORPRESE – In partenza, da una parte e dall’altra, vincono le assenze: 13 in tutto, di cui almeno 6-7 potenziali titolari. Conte fa di necessità virtù in mezzo e schiera Elmas (al posto di Lobotka) al fianco di McTominay, confermando, per il resto, la formazione che ha vinto all’Olimpico sette giorni fa. Spalletti, invece, sorprende schierando una squadra senza centravanti e con la seconda consecutiva di Cabal dall’inizio sulla fascia sinistra, per non dare all’avversario certezze di moduli (difesa a tre che diventa a 4 in costruzione) e di uomini (Yildiz e Conceiçao ad alternarsi nel ruolo di punta, McKennie a uomo sull’8 scozzese). “Per avere più controllo della partita e non dare punti di riferimento ad una squadra fisica”, spiega Chiellini prima del fischio d’inizio, ma in campo la ricetta non funziona.

NERES SCATENATO – Il Napoli azzanna subito la gara, prende il dominio del palleggio e dei duelli e la Juve finisce presto schiacciata nella sua trequarti. Già dopo pochi minuti il mismatch appare quello sulla fascia destra d’attacco della squadra di Conte, con Di Lorenzo e Neres, più il supporto di Beukema, in opposizione a Cabal e Koopmeiners. È proprio il brasiliano a creare la prima occasione: al 6’ recupera una brutta palla persa sulla trequarti dal colombiano e ottiene un calcio d’angolo, sugli sviluppi del quale mette sulla testa di McTominay un pallone splendido che lo scozzese, però, appostato sul secondo palo, spedisce incredibilmente fuori di poco. L’approccio aggressivo del Napoli, comunque, dà l’idea che il gol dei padroni di casa sia nell’aria e, infatti, c’è da attendere appena un altro giro di orologio: Neres sorprende Cabal alle spalle, punta e salta netto Koopmeiners sul lato corto dell’area e appoggia per Hojlund. Il danese anticipa Kelly a centro area, termina un digiuno che durava da più due mesi e fa esplodere il “Maradona”. Il Napoli, così, può gestire la partita a suo piacimento, decidendo se attendere l’avversario, alzare il pressing e mordere le caviglie o controllare la manovra a seconda dei momenti. Anche perché la reazione juventina fatica a vedersi: il palleggio è lento, spesso orizzontale, e quando si tenta la verticalizzazione vengono fuori quei limiti di “pulizia” denunciati da Spalletti fin dal suo approdo sulla panchina bianconera. Non è un caso, così, se all’intervallo si conterà un solo pallone toccato dai giocatori della Juve nell’area napoletana, nessun tiro nello specchio di Milinkovic-Savic (4 invece per gli azzurri)) e appena due conclusioni da fuori, sballatissime, di Yildiz e Conceiçao. La squadra di Conte, invece, è tremendamente efficace e, soprattutto, ha in Neres la variabile impazzita: il brasiliano svaria su tutto il fronte, si sposta da destra a sinistra e dai suoi piedi partono tutte le occasioni più pericolose: al 15’ è provvidenziale Cabal a salvare in angolo prima del tap-in di Di Lorenzo sul secondo palo; al 26’ e al 46’, con due calci d’angolo battuti corti, l’ex Benfica calamita sulla testa del capitano azzurro e di McTominay due ottimi palloni, che non si trasformano nel raddoppio napoletano per l’attenzione di Di Gregorio e, nel secondo caso, per pochi centimetri. Ma confermano l’allergia ormai atavica della Juventus a difendere sui calci piazzati. 

FATTORE KENAN – Spalletti corre ai ripari inserendo Jonathan David per Cabal, dirottando Cambiaso a sinistra e McKennie sulla fascia destra, ma la musica non pare cambiare: è sempre il Napoli a gestire il ritmo della gara e a creare pericoli. Bastano 4 minuti a Hojlund, lanciato da Neres, per involarsi sulla sinistra, entrare in area e calciare sotto la traversa: Di Gregorio salva ancora la Juve mettendo in angolo e sembra la conferma che il cambio di Spalletti non ha sortito effetto. Perché il brasiliano continua a incantare, gli undici bianconeri ad andare al rallentatore e McTominay a litigare coi centimetri: una sua punizione dal limite, al 55’, sfiora il palo alla sinistra di Di Gregorio. All’improvviso, però, ecco finalmente un’azione spallettiana: dirige Kenan Yildiz, che, al 59’, in seguito a un recupero a metà capo di Cambiaso, scambia sulla trequarti con Conceiçao, poi apre per McKennie a destra e si butta in verticale, indicando al compagno dove servirgli il pallone. È lo spazio alle spalle di Buongiorno, dove Olivera, in ritardo, non può chiudere: da quella mattonella, il dieci trova un diagonale precisissimo, che si infila nell’angolo opposto della porta di Milinkovic-Savic. Conte ci prova con Spinazzola per Olivera, Spalletti risponde con Kostic, Miretti e Openda per Cambiaso, Conceiçao e Yildiz, ma la spinta del Napoli, complice anche il contraccolpo psicologico del gol subito, sembra esaurita e la Juve si limita a gestire o difensore con ordine. Ma anche qui, all’improvviso, ecco l’episodio: Di Lorenzo crossa da destra, McKennie, nel tentativo di anticipare McTominay, rimette in mezzo e serve involontariamente Hojlund, che schiaccia alle spalle di Di Gregorio. Il finale non cambia la sostanza: Conte e il “Maradona” possono continuare a sognare il bis tricolore, mai riuscito neanche ai tempi di Diego. Spalletti, invece, passeggia nervoso davanti alla sua panchina e si interroga: se questa partita (parole sue) doveva “dire molto” sul futuro della sua Juve, la sensazione è che anche quest’anno la strada verso la qualificazione in Champions sarà dura.

Fonte: Gazzetta

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