Gazzetta- 4 squadre in un punto: chi sarà campione d’Inverno?

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Quattro squadre in un solo punto. Dopo 13 giornate di campionato, la Serie A non ha un vero e proprio padrone. Una notizia che può essere etichettata come buona dagli appassionati e da tantissimi tifosi che possono sognare qualcosina di più. Milan, Napoli, Inter e Roma. In quest’ordine. In questo rigoroso ordine. Allegri, Conte, Chivu e Gasperini. 3 allenatori esperti ed uno che per la prima volta, almeno da tecnico, gioca per l’alta classifica. Tutto, dunque, è in bilico e, ovviamente, è tutto aperto per il titolo – platonico, ovviamente – di campione d’inverno. Di seguito un focus della “Gazzetta dello Sport”.

Il Milan ha battuto le altre tre e sempre di corto muso, come da codice allegriano. Due vittorie per 1-0 contro Roma e Inter e il 2-1 contro il Napoli. I rossoneri hanno sconfitto anche il Bologna (altro 1-0). È un dettaglio che conta molto, significa che il Milan si è dimostrato superiore alla concorrenza. Il vantaggio è noto: Massimiliano Allegri non deve districarsi tra campionato e coppe, le altre pagano l’usura del doppio “incarico”. Un anno fa, Antonio Conte ha fatto leva sull’impegno unico per vincere lo scudetto, il suo Napoli era stato eliminato in fretta pure dalla Coppa Italia. Luka Modric ha rialzato il Diavolo decaduto della scorsa stagione. Lo ha fatto con le sue qualità di fuoriclasse e con l’esempio. Modric luccica per tecnica e per intelligenza e perché il primo a difendere, una sorta di libero davanti alla difesa. Si frappone e si oppone, devia tiri e recupera palloni. Ha 40 anni e ha vinto un Pallone d’oro, oltre che una cifra di trofei nel Real Madrid, ma nel Milan gioca con umiltà, al servizio dei compagni. Ha costretto gli altri a interrogarsi (“Se lui fa questo, chi sono io per non fare le stesse cose?”), ha trascinato i compagni a un livello superiore. Il Milan ha il problema dei punti buttati contro le piccole, finora sono stati sette, tra Cremonese (sconfitta), Pisa e Parma (pareggi). Con quei sette punti il Milan sarebbe primo con ampio margine e il campionato avrebbe un padrone. Se Allegri aggiusta questo difetto, la corsa scudetto avrà presto una squadra sola al comando.

L’inter rimane in bilico tra passato e futuro. Si vede qualcosa di nuovo, ma in quantità limitata, e in certi momenti la squadra si rifugia nelle tracce di gioco sopravvissute a Simone Inzaghi. È successo domenica a Pisa, nel primo tempo, quando la squadra ha ruminato un possesso palla lento e prevedibile, come nelle peggiori giornate della precedente gestione. Cristian Chivu ha portato con sé una ventata di aggressività, ma l’impressione è che l’Inter continui a reggersi su un compromesso tra quel che è stato e quel che dovrebbe essere. E poi c’è la contraddittoria questione dei nuovi. Pio Esposito e Bonny hanno risolto il problema del deserto alle spalle di Lautaro e Thuram. Sucic, Diouf e Luis Henrique non hanno ancora offerto il meglio. Sucic ha lasciato intravvedere un potenziale enorme, ma sembra frenato dalle mansioni tattiche. Diouf è in crescita, a Pisa ha mostrato personalità e presenza scenica. Presentato come l’esterno abile nel saltare l’uomo, la figura di giocatore che all’Inter manca da anni, Luis Henrique è stato più saltato che altro. Il limite dell’Inter è sempre lo stesso, la carenza di imprevedibilità. Servirebbe un giocatore non allineato in senso buono, un atipico come Neres nel Napoli. Nonostante una transizione difficile da un allenatore a un altro, l’Inter è seconda in campionato e nelle prime otto di Champions. È la squadra vice-campione d’Italia e vice-campione d’Europa. E qui sta il nocciolo: meglio una volta campione che due volte vice. Traduzione: a un certo punto sarà bene scegliere con cura un obiettivo e centrarlo.

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