Napoli, una squadra mille volti: dai fab four in poi

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Quest’anno sono stati già tre i moduli cambiati da Conte dall’inizio e diversi a partita in corso, come martedì contro il Quarabag. L’idea di principio, con l’arrivo di De Bruyne, è stato il 4-1-4-1. Lo schieramento dei famosi Fab Four che ora sono rimasti in due dopo l’infortunio di KDB e quello di Anguissa.

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Proprio per il forfait dell’ex City, Conte dopo l’Inter aveva deciso di tornare al 4-3-3, quello classico, ma con risultati distanti da quelli dello scorso anno. Dopo Bologna, scrive il CdS, l’ennesima svolta motivata dalla coperta diventata corta a centrocampo: 3-4-2-1 con Lobo e McT unici centrocampisti disponibili e con Elmas, un jolly, prima alternativa assieme a Vergara (martedì il suo debutto in Champions).
Nelle ultime due partite, il Napoli è tornato all’antico: il 3-4-2-1. Infatti, era stato il modulo delle prime partite ufficiali di Conte, quello con Mazzocchi a destra e Politano-Kvara esterni ai lati di Lukaku. Era il Napoli prima di McTominay, futuro Mvp del campionato. Con lui, subito 4-2-4 (l’ex United vicino Lukaku nelle prime uscite) e poi ecco il 4-3-3, il modulo con cui il Napoli ha costruito gran parte dello scudetto prima di ritrovarsi, all’improvviso, vittima dell’emergenza. Ma Conte, già allora, ad un mese dalla primavera, non aveva perso tempo. Ripropose il famoso 3-5-2, diede fiducia a Raspadori e il Napoli, pur brillando meno, restò in scia tricolore, tornando poi al 4-3-3 nel finale di campionato.
C’è una morale ed è banale: nel calcio, più dei moduli che sono cifre su carta, contano i princìpi di gioco, i meccanismi collaudati, l’intesa tra i giocatori che si conoscono e si proteggono. Però bisogna saper muovere le pedine, bisogna saper essere Conte.
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