Il segreto dell’Arezzo di Bucchi: “Divertirsi in campo per ottenere risultati straordinari”

Ecco la bella intervista rilasciata dall'ex azzurro Cristian Bucchi

0

L’Arezzo di Cristian Bucchi sta vivendo un momento magico in Serie C, dominando il girone B con 35 punti, un punto di vantaggio sul Ravenna. L’allenatore toscano ha sottolineato il concetto che guida il suo lavoro: «In campo bisogna divertirsi. La felicità di giocare è la base per raggiungere risultati duraturi. Se manca quella, anche con le vittorie, il declino è inevitabile».

La classifica attuale riflette l’approccio vincente della squadra, ma Bucchi è chiaro: «Il campionato non si vince a novembre. L’obiettivo è migliorarsi rispetto alla scorsa stagione, quando siamo arrivati ai playoff. Arrivare primi in classifica era tra le nostre mete, ma non sentiamo la pressione. Abbiamo una visione a lungo termine».

Per i tifosi, il sogno di una promozione che manca dal 2007 è sempre vivo, e Bucchi non dimentica il difficile passato della società: «Quando sono arrivato, l’ambiente era carico di delusione. Dopo anni di fallimenti e retrocessioni, la gente aveva perso fiducia. La nostra vittoria più grande è stata riportare le persone allo stadio e farle sognare di nuovo».

In sintesi, l’Arezzo non è solo una squadra che sta facendo bene sul campo, ma sta ricostruendo una storia di passione e speranza, partita dalla gioia di giocare insieme.

Di seguito l’intervista completa.
Nove risultati utili di fila, miglior attacco (28 gol in 11 partite) e una difesa solidissima (9 reti subite). I numeri parlano chiaro.
“Siamo molto contenti. La famiglia Manzo ha costruito un progetto vincente, il ds Cutolo è riuscito ad allestire un gruppo compatto. La squadra sta facendo benissimo. Tutti hanno voglia di lottare, sudare la maglia. In allenamento non si risparmiano”.
Il suo 4-3-3 sta funzionando.
“Il calcio di oggi è dinamico, situazionale. Ogni calciatore sa che deve ricoprire più ruoli. Serve intelligenza tattica, l’aspetto cognitivo è fondamentale. E va allenato. I giocatori devono capire cosa sta accadendo in campo, adeguarsi e fare la scelta giusta”.
Qual è la filosofia di mister Bucchi?
“Trovare soluzioni. La squadra deve sapere attaccare, essere concreta e fare gol. Al bel gioco e alle idee serve associare i risultati. Ho sempre ammirato De Zerbi, è un amico, ci siamo conosciuti da calciatori. Parliamo spesso, l’ho visto lavorare da vicino al Brighton e ora al Marsiglia. Lui dà un’identità precisa alle sue squadre, io faccio lo stesso”.
 
Dopo l’1-1 del Ravenna contro il Livorno, l’Arezzo si è preso la vetta del girone B.
“Il campionato si deciderà alla fine, noi dovremmo essere bravi a giocare partita dopo partita puntando sulle nostre qualità. I giocatori vanno messi nelle condizioni di potersi esprimere al 100%. Oltre alla condizione fisica, c’è quella mentale e quella personale. Prima di essere calciatore si è uomini, ognuno con le proprie fragilità: la famiglia lontano, i figli che crescono soli. Il rapporto di fiducia tra squadra e allenatore è importantissimo. Per loro, mi butterei anche nel fuoco”.
È ripartito lo scorso febbraio dopo due anni di stop. La sua ultima esperienza è stata sulla panchina dell’Ascoli in B.
“Dopo quell’esonero ho vissuto un momento di grande riflessione. Mi sono preso del tempo. Ho cambiato parte dello staff e rifiutato alcune proposte. In carriera ho sempre avuto un enorme senso del dovere: prima i gol da segnare, poi le vittorie da inseguire. Avevo bisogno di ritrovare la voglia di divertirmi. È successo ad Arezzo”.
Oltre 350 presenze e più di 100 gol da giocatore, poi una lunga carriera in panchina. Ma ha sempre avuto anche un’altra passione.
“Ho studiato Scienze Politiche all’università. Se non fossi diventato un calciatore avrei fatto il giornalista. Dopo aver chiuso la carriera ci ho anche provato. Però sempre meglio il campo”.
 
Il primo a darle una chance è stato Gaucci al Perugia.
“Giocavo con la Settempeda in Eccellenza. All’improvviso mi sono trovato in Serie A. Era il 1998, l’anno di Castagner e Boskov in panchina. Ricordo che alla seconda giornata contro la Sampdoria, all’esterno dell’hotel in cui eravamo in ritiro, il presidente disse al team manager: ‘Chiami Bucchi, voglio conoscerlo’. Ero accanto a lui, non sapeva chi fossi. È stato divertente”.
Boskov stravedeva per lei.
“Mi spronava in continuazione: ‘Voglio vedere se domenica segni’, mi diceva. In quel periodo esordii con l’Italia U21, giocavamo a Giulianova. Lui anticipò l’allenamento della squadra al mattino pur di venire a vedermi allo stadio. Come farebbe un padre con un figlio. Oggi seguo il suo esempio”.
Cioè?
“Cerco di essere sempre vicino ai miei giocatori. Lascio che si godano da soli i momenti belli, in quelli brutti invece ci sono sempre io al loro fianco”.
 
Al Perugia, in quella stagione, nessuno segnò più gol di Nakata.
“Hide è un amico. Abbiamo la stessa età, voleva imparare l’italiano e studiava tanto. Spesso mi chiedeva di aiutarlo nella traduzione. Lo accompagnavo a cena nei suoi ristoranti giapponesi preferiti”.
Due anni dopo è arrivata la squalifica per doping. 
“Positivo al nandrolone, un anno di stop. Ero innocente, non sono mai riuscito a spiegarmi come sia stato possibile. Una pagina negativa della mia vita”.
Purtroppo, non l’unica.
“Quello che ho vissuto fuori dal campo è giusto che resti lì. Ciò che conta è aver ricominciato”.
Le esperienze in B con Ternana, Catania, Cagliari, Ascoli. Poi il Modena con Pioli e il Napoli.
“Una tappa bellissima della mia carriera. Napoli è unica. Ricordo la vittoria ai rigori contro la Juventus ad agosto, nei sedicesimi di Coppa Italia. Allo stadio c’erano 60mila persone. Era il 2006, l’anno della Serie B”.
 
Il gol a cui è più affezionato?
“Il rigore decisivo segnato all’82’ contro il Verona al San Paolo. Anche la festa per il ritorno in A è stata emozionante: l’abbraccio della gente e l’amore incondizionato dei tifosi ti entrano nel cuore”.
Oggi, dove vuole arrivare mister Bucchi?
“Sono un uomo fortunato. Ho una moglie e dei figli che amo alla follia. Mi piacerebbe togliermi qualche soddisfazione da allenatore. Per queste però ci sentiamo a fine campionato”.

Factory della Comunicazione

Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

For security, use of Google's reCAPTCHA service is required which is subject to the Google Privacy Policy and Terms of Use.