Napoli, il ritorno di Conte: squadra a lavoro

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Dov’eravamo rimasti? Bologna, 9 novembre 2025, le diciassette o giù di lì d’una domenica d’un giorno che sarebbe diventato da cani, “tra morti” che non s’accompagnano. “Orticelli” coltivati per fatti propri e il senso scomposto di macerie che neanche s’intravedevano almeno due ore prima che cominciasse “quella” partita. Oppure no, magari sarà sabato 25 ottobre 2025, il tempo lieve d’un sorriso, l’Inter spostata di netto e il riconoscimento e la fierezza «per quegli uomini veri».

 

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C’è un filo di luce in questo microcosmo che è rimasto disorientato. Ha attraversato una settimana dentro una bolla avvelenata. S’è portata appresso l’eco della sfuriata di Antonio Conte. Aggrappata all’espressione composta di De Laurentiis (“tra me e Conte esiste da sempre una sintonia speciale che accomuna certi uomini”). S’è sentita un po’ scuotere da venticelli chissà quanto calunniosi su presunte intenzioni e reali movimenti sotterranei. E poi ha scoperto ch’è finita, inspirando e respirando, questa tormenta: alle 15 si riparte, e chissà come, certo mica facendo finta di niente, perché qualcosa può essere rimasto.

 

C’è una missione in questo Napoli, scrive La Gazzetta dello Sport, che deve fronteggiare una situazione insolita. Dall’alto di un terzo posto a due punti dal primo in campionato e con la qualificazione ai play-off di Champions League che non è utopia: normalizzare. E ciò vuol dire lasciare che il rientro di Conte appartenga alla naturale routine d’una squadra di calcio che riappare in sé dopo un week-end di vacanza e riveda il proprio allenatore, reduce da uno sfogo inusuale, potente e possente: ci sarà, e come sempre, Giovanni Manna, il direttore sportivo, e non ha in agenda spostamenti irrituali Aurelio De Laurentiis.

 

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