Lo ha fatto spesso nella sua carriera: non lascia nulla al caso.
C ’è l’Antonio Conte in carne e ossa, nella vita reale. E c’è l’Antonio Conte raccontato, l’uomo che ha monopolizzato mediaticamente quasi una settimana di calcio italiano. Per le sue parole dopo la sconfitta del Napoli a Bologna. Ma anche e soprattutto per i giorni di riposo che ha vissuto nella sua Torino.
Già ce lo immaginiamo alla prossima conferenza stampa sorridere beffardo e far riferimento a titoli di giornali e tv sulla sua scelta di staccare un po’. Il paradosso è che lo hanno definito un pessimo comunicatore. Da quando la comunicazione esiste, il principio base è che comanda chi detta l’agenda. Ed è sempre Conte a farlo. È lui a scandire i momenti mediatici che riguardano sé e il Napoli. A porre i temi sul tavolo.
Lo fece a Milano dopo la sostituzione di De Bruyne, come ci ricorda Il Corriere dello Sport: «Mi auguro che era contrariato per il risultato, altrimenti ha preso la persona sbagliata». Si è ripetuto dopo il 6-2 subito ad Eindhoven: «lo scorso anno c’era il bene del Napoli, non il mio o il tuo. I vecchi devono tornare a essere quello che erano, i nuovi devono inserirsi con umiltà e in silenzio». Fino a Bologna e all’ormai proverbiale: «Io morti non ne accompagno». Seguito da un’uscita di scena degna di un divo di Hollywood.
Ieri Conte è tornato. Al suo posto. Ha diretto l’allenamento. Stessi metodi. Stessa intensità. Stessa cura per il dettaglio. Conte è carico come è sempre stato. Quel che doveva dire, lo ha detto. Ai calciatori innanzitutto e poi al resto. Ha alzato il livello di guardia. Ha creato un punto di rottura. Evidentemente perché da tempo vede che più di qualcosa non va. Lo ha fatto spesso nella sua carriera. Conte non lascia nulla al caso. Le ombre del passato lo inseguono. I suoi secondi anni. Il logoramento dei rapporti con i calciatori. Ora c’è anche la piaga infortuni (l’ultimo è Anguissa). Che probabilmente è il vero problema. Giocare senza Anguissa, De Bruyne, Lukaku, aggiungiamo Gilmour, non sarà semplice. Anche se il soldato Romelu sta facendo di tutto per recuperare prima possibile.
È forse il momento più difficile della sua esperienza napoletana. Non l’unico. Lo scorso anno ci fu il Verona-Napoli 3-0 alla prima giornata. Poi Napoli-Atalanta 0-3. La squadra è sempre ripartita. Con la stessa ricetta: lavoro, abnegazione, disciplina. Ora c’è chi lo accusa proprio di questo, di far lavorare troppo. Conte è atteso al varco, lo sa. Ieri è tornato al suo posto di comando. Ha lavorato da Conte. Un metodo che nel 2026 compirà vent’anni.
