Chi deve recuperare la forma fisica, chi critica la gestione, chi doveva essere un valore aggiunto ma ha deluso le aspettative: a Napoli non c’è più il feeling dello scorso anno

Aspettative non soddisfatte, motivazioni che mancano, fisico che non regge. Senza coesione, la tensione dilaga e divora lo spogliatoio dall’interno. È il lato oscuro della vittoria che Antonio Conte e il suo Napoli stanno sperimentando di settimana in settimana. Nulla a che vedere, per ora, con la tormentata stagione 2023-24 che si è conclusa con l’umiliante decimo posto col tricolore sul petto. Ma sono tanti i segnali tutt’altro che incoraggianti, non per la classifica – gli azzurri sono secondi in campionato e in corsa per qualificarsi in Champions – quanto per le crepe che si stanno insinuando sempre più e che provocano un po’ di malcontento.

De Bruyne è consapevole di non poter essere utile alla causa per altri quattro mesi circa, dopo l’intervento alla coscia. Gli attriti con Conte sono stati superati, il belga sembrava essersi preso il Napoli smentendo chi sosteneva che fosse un problema da risolvere. Un ostacolo all’espressione di calcio che aveva permesso agli azzurri di vincere il campionato pochi mesi prima. Non è così, ma l’impotenza del recupero post operatorio gli impedisce di replicare colpo su colpo a simili asserzioni. E la situazione non cambierà prossimamente.

Lobotka, d’altro canto, ha lasciato trapelare con ironia un velo di contrarietà alla metodologia di Conte, con sedute intense e pochi giorni liberi. A ciò si aggiungono le recenti dichiarazioni piuttosto equivoche: “Il mio agente pensa che il 2026 potrebbe essere l’anno giusto per cambiare e credo che abbia ragione, ma non faccio previsioni”.

Chiaramente, il rendimento oscillante ha messo il tecnico alle strette. Conte ha avvertito maggiori garanzie con l’impiego di quattro centrocampisti in contemporanea e ha preferito seguire questa strada. Ciò ha comportato un minore utilizzo degli esterni offensivi di ruolo, Neres e soprattutto Lang, che in estate aveva tanto spinto per il trasferimento al Napoli e che invece si ritrova ad essere un elemento da gettare nella mischia in caso di necessità, con la media di 20 minuti a presenza.

L’allenatore l’ha fortemente voluto, nel suo Napoli serve sempre un attaccante fisico e strutturato, per questo ha dato il via libera alle cessioni di Simeone e Raspadori, che non rispondevano a questi standard, per l’ex centravanti dell’Udinese. Lui ha avuto qualche occasione in più. È partito cinque volte da titolare tra campionato e Champions, per un totale di 434 minuti, ma alla casella dei gol ce n’è soltanto uno, quantomeno decisivo, contro il Pisa. Troppo poco, per un investimento da 35 milioni di euro.

Infine, c’è da approfondire la questione rinnovo di Frank Anguissa. L’ottimo avvio di stagione, in cui ha dimostrato di essere senza dubbio il migliore di questo Napoli, ne ha legittimato una richiesta di ingaggio superiore rispetto alla soglia immaginata da Manna. Le parti sono d’accordo sul proseguire insieme, ma le difficoltà della squadra e le promesse dorate che arrivano dalla Turchia stanno inducendo qualche riflessione ulteriore per il centrocampista, che vorrebbe essere maggiormente valorizzato dal club.
Fonte: Gazzetta
