Da Hojlund a Lucca: 9 acquisti e 137 milioni dopo, e….. si aspetta Big Rom

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Il mercato estivo ha allargato la rosa, ma anche moltiplicato i problemi: tra la metamorfosi forzata e i nuovi che incidono poco. Male anche Beukema e Lang

 

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Oscillando un po’ tra i centotrentasette milioni cash e gli altri settantuno da versare tra sette mesi – mica quisquilie e pinzillacchere – c’è da starsene un po’ con le mani nei capelli dinnanzi allo scenario apocalittico che va profilandosi nella nebbia: eppure, rileggendo le classifiche, il Napoli che sta tra le prime quattro in campionato è in corsa per lo scudetto e quello che rientra tra le prime 24 di Champions può guardare persino con ottimismo ai playoff che verranno. Però, l’altra faccia della medaglia, e si direbbe della moneta, fra i rimpianti e le perplessità aggiunge quest’andamento lento, lentissimo, che in campo dà la sensazione di ipnotizzare o peggio ancora anestetizzare in tribuna e pure sul divano. Ora che sembra vada di moda fare le pulci al mercato, e gli economisti non dimenticano che comunque sono stati incassati 150 tra Osi e Kvara, si può languidamente sostenere che De Laurentiis non ha spedito Manna al mercato delle pulci, anzi, con il bancomat bello carico e il foglietto della spesa concordato con Antonio Conte, la missione è stata spendere, spendere, spendere possibilmente bene: ma il destino, che in vacanza non ci va, a Ferragosto ha frantumato il retto femorale della coscia sinistra di Lukaku ed ha costretto a versare ancora milioni di milioni (5 più 45) per Hojlund.

La resa

Il Napoli di Conte è immediatamente un’idea in fase di (ri)formulazione, germoglia partendo dal tridente — e dunque Lang (28 al Psv) per andare a tentare di avere un Kvara in sedicesimi o comunque qualcuno potesse star dentro al sistema — e poi viene dirottato in qualcosa di diverso per tenere tutti assieme De Bruyne, McTominay, Anguissa e Lobotka, i fab four rockeggianti che però faticano. Per un po’, come direbbero a Lampedusa, “tutto deve cambiare perché tutto resti come prima”, e nel Napoli d’inizio stagione l’unico volto nuovo resta quello di Kevin De Bruyne, “il problema” da far convivere con McTo in una squadra che perde riferimenti esterni o li cerca attraverso lo scozzese, perché gli equilibri hanno la priorità.

E poi

La metamorfosi, lenta, avviene con l’irruzione della sorte, che poi amica non è: Meret si rompe e sull’uscio – a proposito: chi ha preferito cedere Caprile via per 8 milioni? – va a sistemarsi Milinkovic Savic, piedi da regista o da centrocampista o da mediano ma di talento. E poi gradualmente, Gutierrez sfila a sinistra su Olivera ed Elmas, complice la rottura di KDB, va a fare il quinto o quel che serve per non allungarsi o non accorciarsi o non perdersi o, boh! La riserva di caccia di questi tre mesi attraversata girellando per la provincia italiana ma anche per le gioiellerie europee, fatalmente deve adagiarsi in panchina: continuano a giocarne undici, come si sa, e dunque non resterebbe che il turnover. Ma Lang ad Eindhoven ha svelato un malessere intestino non solo con l’espressione facciale, e nelle rotazioni Beukema ha smesso di entrarci da un bel po’: l’ultima dell’olandese risale alla sculacciata di Eindhoven, in Patria.

Riferimenti

La fotografia di un disagio che diventa complicato da radiografare è in quell’abbondanza – i nove acquisti – che vanno «integrati» e dunque il Napoli che passa dai dodici/tredici giocatori di un anno fa ai ventisette (inclusi i giovani Vergara e Ambrosino, il km zero Mazzocchi, il terzo portiere e il lungo degente Lukaku) di questa stagione rappresenta un paradosso o una contraddizione in termini. Però bel tempo e cattivo tempo poi non durano tutto il tempo: sta per tornare Big Rom, che va di fretta e vorrebbe esserci anche per la Supercoppa, e tra i candidati per servire bollicine ci sono sempre Lang e pure Neres (che appartiene ad un altro mercato faraonico, quello del 2024), tra un po’ si rialzeranno Gilmour e Spinazzola ed in quel preciso istante, ad organico praticamente pieno, sarà possibile orientarsi ancora e di nuovo e ripensare che il fin dei conti, per starsene adagiati sul sofà o sulla panchina, sempre meglio abbondare che “deficere”.

Fonte: Gazzetta

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