ESCLUSIVA – Franco Esposito: “Napoli ha sempre avuto uno spirito vincente in ambito sportivo! 2026 grande opportunità, ma le strutture…”

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Franco Esposito, giornalista sportivo di lungo corso ed autore del libro “Quando Napoli le dava a tutti. Quei favolosi anni 60 di sport e di vita fino ai tempi di Diego Maradona“, ha rilasciato un’intervista esclusiva ai microfoni de ilnapolionline.com a margine della presentazione del volume.

Come nasce l’idea di realizzare questo libro?

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Nasce al tavolo di un bar di Piazza dei Martiri con l’editore Marco Lobasso, mio carissimo amico, col quale abbiamo vinto una famosa edizione del premio Coni e siamo stati poi finalisti al premio Bancarella con i Giganti del Mare, che è la storia della Capri-Napoli. Mi aveva proposto di fare un libro sui sessant’anni dello scudetto della Partenope Rugby. Io l’ho trovato un po’ limitativo, restrittivo, almeno per me, per quello che è il mio gusto e, pur avendo grandissimo rispetto ed ammirazione nei confronti del rugby, che è uno degli sport che io amo, ho preferito declinare l’invito perché in passato un libro del genere era già stato realizzato dal collega nonché carissimo amico Adriano Cisternino, quindi andava trovata un’idea nel solco di una vecchia promessa fatta a Marco, a proposito di un libro sul Napoli. L’editore ha capito perfettamente la situazione: gli ho proposto una cosa, scrivendo il titolo sul tovagliolo del tavolino di un bar, che poi è quello che è stato confermato, anche il sottotitolo, e da allora abbiamo cominciato a lavorare. Questo lavoro di ricerca mi ha dato grandissimo piacere ed immensa gioia, ma mi è anche costato grandissima fatica dal punto di vista della memoria e della ricerca. E sono veramente contento e soddisfatto per il gran bel lavoro che LeVarie, una giovane casa editrice a cui auguro tutto il bene possibile, ha fatto“.

Fra i numerosi episodi che lei rammenta in questo libro, qual è quello a cui si sente ancora oggi maggiormente legato?

Parlarne di uno soltanto sarebbe restrittivo e limitativo, sono stati tanti gli episodi che hanno provocato in me una grandissima emozione, che ho cercato fedelmente di restituire in questo libro. Ricordo con grande affetto Fritz Dennerlein che legge il giuramento all’apertura dei Giochi del Mediterraneo, ma anche Patrizio Oliva che diventa campione del mondo in seguito, la Partenope Rugby e i due scudetti conquistati nel rugby o i quattro pallanuotisti napoletani medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma del 1960. Tutte le vittorie di quel periodo suscitano in me grandi ricordi, così come anche le sconfitte, fra cui quella di Fritz Dennerlein il quale, candidato a vincere una medaglia d’oro per la pallanuoto, preferì fare la gara individuale nel nuoto a farfalla e alla fine, da campione d’Europa e primatista con record europeo, ottenne soltanto il quarto posto: se da un lato provai grande tristezza per Fritz, uscito dalla Nazionale di pallanuoto per tentare di vincere una medaglia senza poi conquistarla, dall’altro ci fu la grande gioia di questo ragazzo per l’Italia dopo aver trionfato nella pallanuoto“.

A suo giudizio, dal punto di vista di atleti di discipline, com’è cambiata la città di Napoli nel corso del tempo e rispetto ad oggi?

Rispetto ad oggi è cambiata profondamente, perché si è modificato profondamente l’animo dello sport. Oggi si praticano le discipline in maniera diversa, più tecnica, più scientifica, con l’ausilio di supporti diversi rispetto a tutto quel che c’era nello sport di allora. Però io ritengo che lo spirito sia identico, vincente in tutti i campi, sebbene in quegli anni Napoli non andasse molto bene, infatti beccò due retrocessioni. Però la città si dava da fare anche nell’ambito della politica sportiva: aveva dei grandissimi giornalisti che si trasferirono a Milano, diventando lì dei numeri uno. Aveva dei grandissimi dirigenti che da Napoli hanno spiccato il volo e sono diventati presidenti e segretari di federazione, dando un impulso magico allo sport nazionale“.

Il prossimo anno Napoli sarà Capitale Europea dello Sport. Da questa grande opportunità per la nostra città potranno nascere nuovi talenti, nuove leve per il futuro di queste discipline?

Il problema non è quello di trovare talenti, perché i talenti ci sono e ci sarebbero come ci sono sempre stati, ma è relativo alle strutture. Ci sono le strutture in grado di supportare questi atleti, questi giovani talenti che possono svilupparsi? Io dico sì e no, in questo momento. Mi auguro che questa opportunità, così come i Giochi del Mediterraneo del 1960 portarono all’apertura della piscina Scandone e del palazzo dello sport Mario Argento, possa dare un impulso per la costruzione di nuovi impianti, nuove strutture che possano aiutare i giovani a crescere, a maturare e a non emigrare altrove“.

 

Intervista a cura di Riccardo Cerino

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