Manovra, rilievi Istat e Bankitalia su taglio Irpef. Giorgetti: “Tutela i redditi medi”

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(Adnkronos) – Il taglio dell’Irpef favorisce i più ricchi, un’altra rottamazione non porta benefici al gettito e, anzi, si rischia di trasformare l’erario in un finanziatore dei contribuenti morosi. Sono i rilievi avanzati sul fronte fiscale della manovra nell’ultimo giro di audizioni in Parlamento da Banca d’Italia, Ufficio parlamentare di bilancio, Istat e Corte dei Conti. Ma il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, audito per ultimo, difende il testo: l’operazione sulle aliquote Irpef “tutela i redditi medi”, mentre la rottamazione “da’ fiato alle imprese che altrimenti non ce la farebbero”, insiste il ministro dell’Economia. Intanto, la commissione Bilancio del Senato ha nominato i relatori, quattro: Guido Liris (FdI), Dario Damiani (Fi), Claudio Borghi (Lega) e Mario Borghese (Nm). L’obiettivo della maggioranza – lo aveva spiegato pochi giorni fa il presidente della V, Nicola Calandrini – è arrivare al via libera dell’Aula entro il 15 dicembre; la deadline per la presentazione degli emendamenti resta dunque fissata al 14 novembre (il 18 per i segnalati), accompagnata però dal monito del numero uno del Mef, rivolto a tutti i parlamentari: “Valutare con estrema attenzione gli effetti finanziari delle proposte emendative alla luce del rispetto non solo dei saldi di finanza pubblica, ma anche della traiettoria della spesa”. 

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Le misure fiscali della legge di bilancio non sembrano aver riscosso grande successo, a partire dalla sforbiciata delle aliquote Irpef dal 35 al 33% per i redditi tra i 28 e i 50mila euro. “Favorisce i nuclei dei due quinti più alti della distribuzione, ma con una variazione percentualmente modesta del reddito disponibile”, osserva il vicecapo del dipartimento economia e statistica della Banca d’Italia, Fabrizio Balassone. E’ anche l’appunto del presidente Istat, Francesco Maria Chelli: “Ordinando le famiglie in base al reddito disponibile equivalente e dividendole in cinque gruppi di uguale numerosità, emerge come oltre l’85% delle risorse” previste dal taglio “siano destinate alle famiglie dei quinti più ricchi della distribuzione del reddito”. 

L’Istituto, infatti, calcola che l’intervento tocca oltre il 90% delle famiglie del quinto più ricco e oltre due terzi di quelle del penultimo quinto, con un guadagno medio che va dai 102 euro per le famiglie del primo quinto ai 411 delle famiglie dell’ultimo, mentre per le restanti classi il beneficio comporta una variazione inferiore all’1% sul reddito familiare. L’Upb, dal canto suo, stima che la riduzione di due punti di aliquota riguarderà poco più del 30% dei contribuenti, cioè i 13 milioni che sono oltre la soglia dei 28.000 euro di reddito, determinando a regime ”una riduzione di gettito Irpef di circa 2,7 miliardi” (cifra leggermente inferiore a quanto riportato nella relazione tecnica). La metà del risparmio di imposta, però, andrà ”ai contribuenti con reddito superiore ai 48.000 euro, che rappresentano l’8% del totale”. Inoltre, gli effetti variano “considerevolmente” a seconda del reddito: se per i dirigenti il beneficio medio è pari a 408 euro, scende a 123 per gli impiegati e lavoratori autonomi, a 55 euro per i pensionati, arrivando a 23 euro per gli operai. Tuttavia, la presidente Lilia Cavallari, evidenzia anche come il sistema che entrerebbe in vigore nel 2026 ”consentirebbe di più che compensare gli effetti del drenaggio fiscale per i redditi da lavoro dipendente compresi tra 10.000 e 32.000 euro”. 

Altro tema spinoso è quello della rottamazione. “Rischia di ridurre la compliance fiscale” e di rendere l’Erario un ”finanziatore dei contribuenti morosi”, segnalano i rappresentanti della Corte dei Conti, stressando il ”problema di equità” posto da una misura che ”favorisce chi è stato inadempiente rispetto ai contribuenti che hanno pagato regolarmente”. Di fatto, secondo la magistratura contabile, ”la prospettiva di future rottamazioni può ridurre l’incentivo a pagare regolarmente, generando un comportamento opportunistico con minori pagamenti e quindi future perdite di gettito”. Una tesi sposata, ancora, da Palazzo Koch, che lamenta il carattere oramai “ricorrente” di questo genere di interventi: “Se ne contano cinque edizioni dal 2016, sei dal 2014 se si tiene conto della sanatoria introdotta con la legge di stabilità per quell’anno”, ricorda Balassone, notando come, peraltro, questo stesso strumento si sia già dimostrato inefficace nel recupero del gettito. Anche per l’Upb, la finanziaria ”interviene solo marginalmente” nella lotta all’evasione. È sempre Cavallari a far presente che ”la reiterazione di misure di definizione agevolata dei carichi pendenti ha contribuito a rendere l’assetto della riscossione coattiva sempre più variegato e complesso con dubbi esiti in termini di incassi”; e “non sembra, inoltre, che esse abbiano inciso in maniera significativa sulle inefficienze della riscossione coattiva”. L’Upb, quindi, condivide il timore che un’altra rottamazione possa incidere “negativamente sulla tax compliance alimentando aspettative di future forme di agevolazioni e comportando, in prospettiva, una riduzione della riscossione ordinaria”. 

Ma il titolare del Tesoro non è d’accordo. Quando si parla di sostegno ai redditi “non vanno considerate solo le misure fiscali ma anche il taglio del cuneo contributivo”, fatto dal governo Meloni e anche, nell’ultimo scorcio, dall’esecutivo Draghi, in modo tale che “dal 2022 ad oggi per i redditi più bassi la compensazione ha più che coperto il fiscal drag. Ampiamente coperto fino a 35mila euro”, precisa Giorgetti. Ora quindi è tempo di pensare ai redditi superiori che “qualche problema l’hanno avuto”. Quindi, se “negli anni scorsi abbiamo preferito dare priorità ai ceti più bassi”, adesso “siamo intervenuti sul ceto medio” con il taglio dell’aliquota Irpef. Anche sulla rottamazione Giorgetti non arretra: ”E’ una rateazione, non pensiamo di perdere gettito. È distribuito in modo diverso, ma la norma è rivolta a quelle imprese che altrimenti non ce la farebbero a continuare l’attività se dovessero onorare tutto il debito in modo immediato”, afferma, parlando con i cronisti tra i corridoi di Palazzo Madama. 

Da un lato, quindi, c’è “la spalmatura del debito senza rinunciare alla linea capitale”, dall’altro “si da’ un po’ di respiro in questo momento di difficoltà”. Sulla possibilità di estendere la rottamazione, come chiede la Lega, chiosa: ”Per farlo serve una copertura e voglio vedere quella che c’è”. E poi aggiunge, riferendosi alle critiche degli auditi: ”Il ministro dell’Economia purtroppo vive a via XX Settembre, tutto il giorno cerca di fare il meglio con senso di responsabilità per far quadrare un cerchio molto complicato. Dopodiché, ognuno porta i suoi interessi: banchieri, assicuratori, industriali e via dicendo. Le istituzioni fanno una loro valutazione, che non implica l’assunzione di decisioni. Anche io quando ero in quella condizione lo trovavo più semplice valutare e giudicare, prendere decisioni è un po’ più complicato…”. 

 

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