Nel momento di quasi crisi, Conte ha rivolto il suo sguardo alla panchina ed ha ritrovato il sorriso

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Ma è stato nell’istante in cui poteva sentirsi come un uomo sull’orlo di una crisi di nervi che Conte ha ritrovato serenità, e gli è bastato voltarsi verso pa propria panchina, leggerne negli occhi del suo cervello pulsante, accontentarsi degli input che gli avrebbe potuto concedere: il destino gli aveva appena tolto De Bruyne (sette giorni prima con l’Inter), l’emergenza s’era dilatata e quando Gilmour s’è accasciato per un attimo, all’allenatore – il tempo di realizzare – deve essere venuta l’angoscia. Si stava spegnendo la luce, maledizione: però Lobotka, il “pensantore”, era già lì, non proprio pronto per caricarsi un’ora circa di partita ma almeno fisicamente destinato a prepararsi per l’Eintracht (domani) e per tentare di arginare nel finale il Como, fascinoso come una danzatrice del vento, in quel che gli permettevano i suoi muscoli, maltrattati dalla partita con il Genoa e per quattro gare inutilizzabili. Prima che la sfida con Fabregas cominciasse, a Conte era già stato restituito Hojlund, pure lui reduce da un periodaccio – breve ma intenso – carico di rimpianti ed almeno adesso, così, si può fare, si può andare incontro al tour de force che è vibrante: partendo dal basso (senza palleggiare ma semplicemente contando gli abili e gli arruolabili), ha il portiere in più che ha voluto e che sa come si disintegrano gli avversari dagli undici metri; ha di nuovo Rrahmani, quello delle 38 partite su 38 dell’anno scorso che invece stavolta ne ha saltate dieci; e poi in Champions ritrova le illuminazioni dell’Iniesta in sedicesimi, il suo laser in mezzo al campo ma pure il migliore interditore sui cui si possa contare, quando le partite diventano sporche e maledette. Al resto, dovrebbe pensare un pochino Hojlund, che ha già avuto modo di rappresentarsi da solo: quattro gol in questo suo avvio di stagione pieno di sane intenzioni in cui è stato dimostrato che averlo o non averlo non è mai la stessa cosa. Sarà un Napoli con la schiena dritta. Fonte: Gazzetta

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