Conte-Marotta: ll botta e risposta di Napoli è solo l’ultimo capitolo di una liason tanto vincente quanto turbolenta
La rivalità tra Antonio Conte e Beppe Marotta è una saga lunga più di 15 anni, fatta di alleanze, rotture e riconciliazioni. Due vincenti, opposti per carattere ma legati da un destino comune: vincere ovunque vadano. La frattura esplode nel luglio 2014 con le dimissioni improvvise di Conte (“Con 10 euro non si mangia in un ristorante da 100”). Marotta reagisce ingaggiando Allegri, che vince e porta la Juve due volte in finale di Champions, dimostrando che il progetto può continuare.
Arriva, quindi, l’ormai celebre 25 ottobre 2025 e l’isteria di un 3-1 che nessuno dimenticherà. “Il rigore ha indirizzato la partita, serve chiarezza, Rocchi aveva detto ‘basta rigorini’…”, sostiene il presidente che reclama coerenza nel sistema arbitrale e segue il ruolo che la società gli affida da sempre quando c’è da difendere l’Inter. “Così si creano alibi, io non avrei mai permesso che un presidente parlasse al posto mio”, replica Conte, che però un tempo sosteneva l’esatto contrario.
C’è il tecnico che alza l’asticella senza stancarsi e guida la barca alla sua maniera, poderosa ma spericolata, e il dirigente che presidia l’istituzione-club e i suoi equilibri senza mai perdere la fame di trofei. Il bello è che in questa ondeggiante storia italiana, fatta di addii e ritorni, brevi idilli e lunghi conflitti, si scriveranno presto nuovi capitoli: c’è un nuovo scudetto da vincere, entrambi vogliono riuscirci a ogni costo.
