Il commento di Fedele su Il Roma:
“Vince sempre lui, il vecchio caro contropiede del calcio italiano. In un’epoca in cui tutti si esaltano per portieri che devono giocare con
i piedi, per il possesso esasperato e per il “gioco totale”, il Napoli di Conte riporta tutti sulla terra: chiudere gli spazi, tagliare le linee di
passaggio e colpire in ripartenza. È così che si vince, è così che si fa calcio.
Lo sa bene l’Inter, che contro gli azzurri è caduta proprio vittima del suo stesso credo tattico. Conte ha impostato la partita con lucidità: bloccare le corsie laterali, dove l’Inter di solito sfonda con i suoi esterni, e costringerla a un possesso sterile, lontano dall’area. Nove uomini sotto la linea della palla, squadra corta, sacrificio collettivo, poi via: verticalità, profondità e contropiede. È finita come avevo anticipato ai tanti amici come il professor Trombetti, il dottor Fimmanò e il direttore Sasso, tanto per citare alcuni testimoni. Confesso che lo speravo ma avevo fiducia nelle scelte di Conte che ha vinto con il “suo” Napoli, quello dello scudetto, anche favorito dall’infortunio dell’ottimo rigorista De Bruyne. Senza il “campione” belga la squadra azzurra ha indossato i vecchi abiti e ha risposto con autorità al monologo dell’Inter nel primo tempo. Ma il Napoli non si è mai spaventato.
Ha atteso, ha resistito, e nel momento in cui i nerazzurri hanno abbassato la guardia, ha colpito. Insomma ha ritrovato quella compattezza, quella fame e quella capacità di soffrire che sembravano perdute. In panchina c’erano più di cento milioni di euro di nuovi acquisti, ma Conte ha scelto la sostanza: ha puntato sui suoi uomini di fiducia, quelli che conoscono i meccanismi del sacrificio. E la scelta è stata vincente. Il centrocampo, in particolare, ha dominato la scena: Anguissà è stato monumentale, un gigante nella doppia fase. Accanto a lui, Mc Tominay ha portato muscoli e inserimenti, oltre a un gol capolavoro, e Gilmour ha dato equilibrio e intensità. Davanti, Neres ha fatto un lavoro oscuro e prezioso: non un attaccante da gol, ma un attaccante da spazi, da profondità, capace di far
salire la squadra e creare varchi per gli inserimenti dei centrocampisti. La difesa è stata quasi impeccabile: Di Lorenzo e Spinazzola hanno chiuso con intelligenza, Juan Iesus ha comandato il reparto. È una prestazione da squadra matura, che sa quando attendere e quando affondare il colpo”.

Fonte: Il Roma
