Giovanili Napoli- Gianluca Grava e quel “macigno” sulle sue spalle
Approfondimento sul momento delle giovanili del Napoli
Gianluca Grava da calciatore in maglia azzurra ha scritto una bellissima favola passando dalla serie C alla Champions League.
Quando si parla di settore giovanile azzurro l’unico vero nome immediatamente associabile durante l’intera gestione De Laurentiis è inesorabilmente quello di Gianluca Grava.
Il soldatino di mille battaglie in maglia azzurra, dopo otto anni un pò per scommessa e un pò per riconoscenza verso il Presidente che aveva realizzato il suo sogno, decise di accettare un ruolo primario nel rilancio della cantera partenopea, senza avere un’idea precisa di cosa lo aspettasse.
EPPURE LUI NON HA SAPUTO DIRE DI NO E HA USATO LE UNICHE ARMI CHE LO AVEVANO PORTATO DA GIOCATORE A VARCARE ANCHE LE SOGLIE DELLA CHAMPIONS LEAGUE: L’ IMPEGNO E L’APPLICAZIONE.
E allora, passo dopo passo, giorno dopo giorno, Grava ha cominciato a metterci tantissime idee e tantissimo lavoro per colmare quella mancanza di un budget adeguato a rendere il Napoli competitivo anche a livello giovanile.
Sin da subito il progetto si è fondato sul “percorso dal basso“, ovvero far crescere dodicenni o tredicenni anno dopo anno e, un pò come per un ciclo scolastico, accompagnare i migliori con una trafila completa in tutte le categorie giovanili. Un’ intuizione che ha pagato in tempi brevissimi abbondanti dividendi col Napoli diventato sempre molto competitivo con le formazioni Under e in grado di qualificarsi quasi sempre ai play off scudetto in tutte le categorie. Dietro questa idea però c’è stato un lavoro complesso e pazzesco. Chiunque intervistassi negli anni passati in merito alla Cantera azzurra la risposta era sempre la stessa: Grava lavora dodici ore al giorno senza sosta sette giorni su sette!!!
L’apice del successo ci fu nella stagione 2018/19 quando sia la formazione Under 17 guidata da Massimo Carnevale che l’Under 15 di Giuseppe Bevilacqua (attualmente collaboratore scouting) arrivarono alle semifinali in Romagna, cedendo entrambe solo per mano della Roma.
Poi il maledetto covid ha portato società sane come il Napoli a chiudere ancora di più i piccolissimi rubinetti messi a disposizione da ADL e a far scelte anche rivoluzionarie in termini di staff e allenatori. Nessuno si offenderà se diciamo che a un certo punto c’è stata una promozione a cascata dei secondi (sicuramente bravi ma alcuni senza esperienza da Head Coach) sulle panchine delle Under con risultati poco lusinghieri.
Oggi, ribadendo che praticamente sin dal primo giorno Grava sia stato Responsabile solo delle formazioni Under, alcuni risultati sono altalenanti soprattutto tra i 2010 (L’Under 16 di Annunziata non ha ancora vinto un match in campionato) e i 2011 (con i ragazzi di Abbondanza che hanno ottenuto domenica a Catanzaro il primo successo stagionale).
Decisamente meglio le formazioni più grandi.
Infatti l’Under 17 di Liguori è in serie positiva da diverse giornate e ha un Manè che sembra in procinto di diventare il prossimo talento puro della cantera. Invece per l’Under 18 Grava che ha saputo vederci ancora una volta alla grande affidandosi a un tecnico bravissimo che sa far giocare le sue squadre molto bene come Giuseppe Fusaro, il quale ha messo in piedi una vera “cooperativa del gol” portandola al secondo posto in classifica.
Dunque provando a tirare le fila, a mio avviso è giusto criticare alcune scelte, ad esempio la Primavera (che nasce anche dalla non esplosione di alcuni ragazzi) alla settima sconfitta consecutiva sembra destinata a una rapida retrocessione. Però soprattutto sul gruppo dei 2011 Grava ci crede tantissimo e col suo staff sta puntando più che ai risultati di classifica alla crescita individuale di “ragazzini” talentuosi come Fattorusso, Imperiale, Vives (figlio d’arte), Scerbo, Fuggione e tanti altri.
Perchè oggi siamo tutti felici del rinnovo sino al 2030 di Vergara e Ambrosino, ragazzi scelti e individuati sin da piccolissimi da Grava e sui quali ha poi puntato forte negli anni successivi. Ma non sempre si nasce da predestinati, ad esempio il centravanti di Procida in Under 15 e 16 non era un “titolarissimo” e ha fatto molta più fatica ad emergere. Ma il Direttore non ha mai voluto privarsene svincolandolo, riuscendo a guardare al di là del proprio naso e capendo che, se al talento si fosse abbinato un percorso tecnico-fisico specifico, sarebbe potuto nascere un giocatore professionista di buon livello.
E allora, anche quando i risultati sportivi non sono esaltanti (chi mi conosce sa quale sia la mia idea: un settore giovanile è solido in base a quanti ragazzi riesce a lanciare stabilmente nel professionismo), bisogna avere pazienza e aspettare che nuovi Gaetano, ma anche Cioffi o D’Agostino si facciano trovare pronti al momento giusto della loro carriera.
Ma questo Grava e pochissimi altri nel mondo del “calcio giovanile napoletano” lo sanno.
APPROFONDIMENTO A CURA DI MARCO LEPORE
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