A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Emanuele Belardi, ex portiere di Napoli, Udinese e Juventus. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Meret è diventato la riserva di Milinkovic-Savić? ![]()

“Non so se definire Meret una riserva, perché fino a due partite fa avevano giocato quattro gare a testa. Certo, è una situazione che lascia spazio a molte riflessioni: o il mister non era pienamente soddisfatto nonostante la grande annata passata, oppure cerca qualcosa di diverso che magari ha intravisto in Milinković. Sinceramente, anche a me — da ex portiere — questa scelta lascia perplesso. Per me Meret è uno dei portieri italiani più forti, nel giro della Nazionale, e un ragazzo che nelle difficoltà non ha mai fatto un passo falso. Ha sempre reagito con carattere, vincendo due scudetti da protagonista. Credo che con l’Inter tornerà lui in porta: è abituato a certe partite, ha giocato per vincere e sa gestire la pressione. Milinković viene dal Torino, dove ha fatto bene, ma non ha mai lottato per obiettivi così importanti. Nulla contro di lui, ma penso che Meret debba tornare presto al suo posto, perché se lo merita.”
Restando in Serie A, spesso si dice che partite come un 7-0 o un 6-2 “non siano calcio”. Da italiani, forse, siamo abituati a pensare che il calcio debba essere più tattico e meno spettacolare. Però, quando vediamo 11 gol in 10 partite, come nella scorsa giornata, le chiedo: è ancora calcio il nostro?
“La forza del calcio italiano è sempre stata l’organizzazione difensiva. Nel caso del Napoli, però, Conte ha un’attenuante: non ha mai potuto contare sulla difesa titolare. Dall’inizio della stagione non ha mai avuto contemporaneamente in campo i quattro titolari che ha in mente, e questo pesa tanto. In più, ci sono tanti nuovi inserimenti, e anche quello è un fattore. Certo, questi discorsi si fanno solo quando le cose vanno male: se il Napoli fosse primo, diremmo che la società ha costruito una rosa competitiva per tutte le competizioni. A noi italiani, abituati a vincere anche 1-0, sembra strano vedere tante reti subite: non è nel nostro DNA calcistico. Ma il calcio cambia, e Conte, con le sue idee, sta cercando di trovare un equilibrio.”
Da ex Napoli ed Udinese, su Lucca sta pesando l’impatto con una maglia pesante come quella azzurra?
“Il discorso è un po’ diverso. Lucca, nella fortuna di ritrovarsi titolare, ha avuto anche un pizzico di sfortuna: avrebbe avuto bisogno di un inserimento graduale, ma l’infortunio di Lukaku ha costretto Conte a buttarlo subito dentro. È un ragazzo con grande personalità, ma il salto è stato alto. Il Napoli, in questo momento, non ha equilibrio né in difesa né a centrocampo, e in queste situazioni finiscono sotto accusa proprio gli attaccanti, perché si nota subito se non fanno gol. Lucca doveva essere inserito con calma, e Conte sicuramente lo avrebbe fatto se avesse potuto contare su Lukaku. Purtroppo, le circostanze lo hanno costretto a caricarsi di responsabilità in un momento difficile. Detto ciò, non mi va di condannarlo: è giovane, ha mostrato buone qualità all’Udinese, ma lì non era un titolare fisso. Ha bisogno di tempo per crescere e maturare.”
È vero, e lo sapevamo tutti: Lucca doveva crescere gradualmente. Ma pesa anche il fatto che sia arrivato per 35 milioni di euro, una cifra enorme per un giocatore che ancora deve esplodere.
“Io sono stato all’Udinese per quattro anni: è una bottega cara, non regala nulla a nessuno. Hanno fissato quel prezzo per l’età e per la prospettiva del ragazzo. Il Napoli ha ritenuto che fosse un investimento giusto e l’ha fatto. Magari tra tre partite Lucca segna tre gol e ne vale 45. Il calcio è così: si stabilisce un prezzo, si tratta, e poi il campo decide se è stato giusto o meno. È chiaro che adesso sembra un pesce fuor d’acqua, ma bisogna guardare il quadro generale. Il Napoli, come collettivo, sta faticando tanto, non solo Lucca. Serve tempo, equilibrio e fiducia.”
