Il Napoli incappa in una delle peggiori serate della sua storia europea, e non solo, ad Eindhoven. Dove tutto sarebbe dovuto ripartire dopo la sconfitta di Torino, il Napoli non solo non vince ma affoga di fronte alla mareggiata olandese. Quella di ieri sera però non è ascrivibile come una serata ”no”, una casualità ma è frutto di un processo lungo che ha radici probabilmente dall’inizio della gestione Conte.
Parliamo chiaro, il Napoli di Conte ha sempre brillato per la pavidità, la forza psicologica e la tenacia ma mai per il gioco espresso. Sempre macchinoso, lento, fondato sicuramente sul controllo palla ma non sulla proposizione quanto più sulla speculazione. Finche’ davanti hai avversari modesti come poteva essere la media delle squadre italiane dello scorso campionato, allora può anche funzionare. Nonostante questo si è vinto un campionato storico, per numeri e modalità che tutti gli scricchiolii ha portato via con se.
Ma da questa stagione bisognava fare un passo avanti, sia per gli impegni che un calendario sicuramente affannoso ci avrebbe messo davanti, sia per il mercato fatto. Non è pensabile che una squadra con in campo giocatori del calibro di De Bruyne, Mc Tominay, Neres, Hojlund,Lobotka e altri punti a fare gol e proteggere il risultato. Davanti ad avversari più motivati visto lo scudetto cucitoci sul petto, più forti e preparati fisicamente come quelli europei questo castello di carta è venuto meno.
Ieri sera si è toccato il punto più basso, un punto di non ritorno, forse. Attenzione però, il calendario segna 22 ottobre. Conte non è sicuramente sulla graticola, questo è indubbio. Sabato ci aspetta una partita cruciale con un’Inter in piena forma e che sente l’odore del sangue. Il pronostico vedrebbe un Napoli spacciato, ed è proprio per questo, in questa situazione, che bisogna ripartire dalle certezze dello scorso anno. Dalla tenacia, dalla voglia di non prendere gol, perchè nulla è perduto ed è troppo perso per ricadere nel loop della prima stagione post scudetto.
Antonio Conte è l’argine che separa il Napoli da quella deriva.
Di Lorenzo Capobianco
