Gian Piero Ventura, ex allenatore del Napoli ed ex ct della Nazionale italiana, ha parlato nel corso di Terzo Tempo Calcio Napoli, trasmissione in onda su Televomero:
“Il campionato sta confermando quelle che erano le aspettative, con due novità. Dal punto di vista tecnico-tattico il Como è quella che m’incuriosisce di più. E poi la sorpresa Milan, se avesse trovato una punta sarebbe da tenere d’occhio, perché ha trovato un’armonia che l’anno scorso non c’era.
L’arrivo di De Bruyne ha cambiato lo spazio che occupa McTominay che è leggermente diverso rispetto all’anno scorso. Sono stati fatti inserimenti di qualità all’interno della rosa. Contro il Torino è una partita importante per il Napoli in vista di quella che sarà la settimana. E sarà delicata per Baroni per delle sconfitte che ha creato malumori nell’ambiente, quindi diventerà difficile per il Napoli. Può cambiare gli scenari per i granata, per il Napoli è una settimana importante con PSV e Inter. Ci arriva con diversi infortunati, ma è la grande occasione per dare una risposta a chi ha giocato meno, come può essere Neres.
Giocare per l’allenatore? I calciatori del Torino lo hanno già fatto dando una risposta importante contro la Lazio. Tutta questa situazione è ovvio che sia figlio degli ultimi anni, con i diversi stili di gioco cambiati. Io ho fatto cinque anni al Torino, ha una storia che pesa più di un semplice risultato.
Se ci fosse stato il VAR, avremmo vinto qualche derby in più quando ero al Torino.
Napoli-Fermana 1-1? Non è vero che è stata colpa di Calaiò (ride, ndr). Abbiamo pareggiato una partita che avremmo meritato di vincere. In pochi avrebbero lasciato la Serie A per venire in Serie C, ma io mi sono catapultato, Napoli era Maradona, non potevo dire di no a Pierpaolo Marino quando mi chiese di dare una mano. Quel passo l’ho fatto con grande entusiasmo. I primi slip per i giocatori li abbiamo comprati io e Carmando. Non c’era niente. I primi due mesi li abbiamo passati ad allenarci all’Ariston con un pallone portato da Montervino. Calaiò? Non c’è niente da perdonare, si gioca a calcio! (ride, ndr). Il campionato del Napoli iniziò con un solo tesserato, andai a prendere il Pampa Sosa all’aeroporto con Marino. Partimmo dopo tre o quattro giornate grazie a una deroga per permettere al club di costruire la squadra. Con il Cittadella erano 70 mila spettatori, credo che non capiterà mai più nella storia della Serie C. Il De Laurentiis di oggi non è quello che ho conosciuto io, prima pensava più al cinema. Poi in pochissimo tempo ha capito come funziona il calcio ed è diventato uno dei presidenti più importanti del panorama europeo.
Ho visto la partita col Genoa, nel primo tempo il Napoli non ha fatto manco un tiro in porta. Ci sono degli automatismi e dei meccanismi che sono ancora da definire. C’è da lavorare, il cambiamento è stato epocale, Lukaku vuole la maggior parte delle volte la palla addosso e questo dà tempo agli altri di riempire l’area di rigore. Con Hojlund il modo di giocare è diverso.
Un aneddoto su De Laurentiis? Negli spogliatoi per il match con il Cittadella, me lo ritrovai che mi disse ‘così facciamo calcio spettacolo’ (ride, ndr)”.
