Conte ha inaugurato un campetto all’oratorio di Acerra, dedicato al dott. Lorentini

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Il tecnico del Napoli, Antonio Conte, è andato ad Acerra ad inaugurare un campetto all’oratorio di Acerra. Il Mattino scrive: “Emozioni che non si annunciano, ma che si sentono arrivare. Ad Acerra, l’attesa era diventata palpabile già da almeno un paio d’ore prima dell’appuntamento convenuto. Qualcuno aveva sussurrato che Antonio Conte, il tecnico del Napoli, sarebbe stato lì. E quando è apparso davvero, in carne e ossa, sotto il sole del pomeriggio, il mormorio dei ragazzi si è trasformato in un boato di gioia. Conte non è venuto per un atto di rappresentanza, ma per condividere un momento dal forte valore simbolico: l’intitolazione degli spogliatoi del centro sportivo diocesano a Roberto Lorentini, il medico toscano che perse la vita nella tragedia dell’Heysel, sacrificandosi per salvare un giovane. Era riuscito a salvarsi, ma tornò indietro per prestare ancora soccorso e fu travolto da una carica di hooligans. Una medaglia al valor civile che, a distanza di 40 anni da quella strage, diventa messaggio di pace, di educazione, di sport vero.

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Sul campo dove quattro anni fa Luciano Spalletti aveva tagliato il nastro inaugurale, un altro mister scudettato ha scelto di fermarsi a parlare ai ragazzini. Nessuna retorica, parole semplici: «Anch’io ho cominciato in un oratorio come questo — ha ricordato il mister —. Facevo il chierichetto, i miei genitori mi hanno insegnato la fede e il rispetto. Valori che mi porto dentro, che valgono più di qualsiasi vittoria». Poi, con tono deciso ma gentile, ha lanciato un messaggio chiaro: «Diciamo no alla violenza. Sempre. Nello sport, per strada, a casa. Non c’è competizione che valga più della vita». Poche frasi, ma vere, dense, pronunciate con la forza di chi crede davvero in ciò che dice.
Attorno a lui, decine di ragazzi e bambini, molti con la maglia azzurra. Uno di loro, anch’egli di nome Antonio, ha parlato a nome di tutti: «Grazie, mister, per aver portato lo scudetto a Napoli». Conte lo ha guardato negli occhi, lo ha abbracciato forte, e quell’abbraccio è diventato il simbolo di un pomeriggio che resterà nella memoria. Poi gli altri, a cercare una stretta di mano, una foto, un sorriso”.
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