Rafa Benítez è stato uno dei protagonisti più attesi al Festival dello Sport di Trento, dove ha ripercorso i momenti più significativi della sua lunga carriera da allenatore, tra ricordi emozionanti, riflessioni tattiche e qualche frecciatina a ex dirigenti.
A partire dalla storica notte di Istanbul 2005, quando il suo Liverpool compì una delle rimonte più incredibili della storia della Champions League, superando il Milan dopo essere stato sotto 3-0 all’intervallo.
«I tifosi del Liverpool ancora oggi mi fermano per strada per ringraziarmi. Quella finale è stata un’esperienza irripetibile, una delle notti più belle per molti di loro. In semifinale eliminammo Juventus e Chelsea, poi a Istanbul facemmo il miracolo».
Il tecnico spagnolo non ha nascosto il rammarico per la finale persa due anni dopo ad Atene, ancora contro i rossoneri:
«Quella volta giocammo meglio, ma perdemmo. È una delle partite che rigiocherei».
Benítez ha poi sottolineato con orgoglio le promozioni ottenute con squadre considerate minori come Extremadura, Tenerife e Newcastle:
«Vincere in contesti difficili dimostra il vero valore di un allenatore. Se riesci a fare bene con club piccoli, sei davvero capace».
Sul fronte italiano, Benítez ha ricordato le sue esperienze all’Inter e al Napoli. Sulla parentesi nerazzurra, non ha nascosto le difficoltà:
«Avevo 15 giocatori sopra i 30 anni e non ci furono nuovi acquisti. Anche Moratti ammise in seguito che fu un errore».
Il ricordo del Napoli, invece, è stato più positivo:
«Fin dal primo giorno capii che sarebbe stata un’esperienza speciale. Siamo riusciti a cambiare la mentalità della squadra. Io non mi accontento del centro classifica, gioco per vincere, e portammo quella voglia anche al Napoli».
Benítez ha anche svelato un retroscena interessante: nel 2010, quando era ancora al Liverpool, fu vicino alla Juventus:
«Ci furono contatti, ero interessato, ma alla fine non se ne fece nulla. Preferisco non dire il motivo».
Guardando al futuro, Benítez ha ammesso di non vedere veri e propri eredi nel calcio moderno, anche se molti suoi ex giocatori sono diventati allenatori. Uno in particolare lo ha sorpreso:
«Chivu non pensavo diventasse tecnico, ma è intelligente e lo vedo bene in quel ruolo».
Attualmente lavora con la UEFA, ma non esclude un ritorno in panchina, magari con una nazionale:
«Voglio allenare per vincere. Una nazionale mi aveva cercato per il Mondiale, ma non mi interessa partecipare per perdere tutte le partite e tornare a casa subito. Non fa per me».
Fonte: Corriere dello Sport
