“Speriamo rifiutino, o dovremo darci alle rapine”
Il caso dell’affare Osimhen tra Lille e Napoli torna a far discutere alla luce delle chat, svelate dall’edizione odierna di Repubblica, che vedono protagonisti l’ad azzurro Andrea Chiavelli, l’allora ds napoletano Cristiano Giuntoli e il suo vice Giuseppe Pompilio. Queste carte fanno parte dell’informativa della Guardia di Finanza contenuta nel fascicolo dei pm Lorenzo del Giudice e Giorgio Orano, che hanno chiesto il rinvio a giudizio per il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis e per l’ad Chiavelli per falso in bilancio. L’udienza preliminare è fissata per il 6 novembre. Dal punto di vista sportivo, la Federcalcio aveva archiviato il caso nel 2022.
Secondo le accuse, per raggiungere la cifra richiesta dal Lilla di 70 milioni, con il placet dell’allora presidente francese Gerard Lopez, sarebbero stati inseriti i cartellini del terzo portiere Karnezis e di alcuni giovani (Luigi Liguori, Claudio Manzi e Ciro Palmieri) valutati in totale 20 milioni, ma poi girati subito in prestito in squadre di Serie C e D e addirittura mai effettivamente recatisi neanche in Francia. È in questo clima quando, il 17 luglio 2020, Chiavelli e Giuntoli si stanno scambiando le prime bozze di accordo con il Lilla e l’ad si lascia andare alla battuta riportata sopra. Qualche minuto dopo, a messaggiare con l’allora ds azzurro è il suo vice Pompilio. “Sto fermo – scrive Giuntoli – infatti mi ha detto di mandarla, sperando che non accettino. Devo parlare con Aurelio. Che terrorista”. “Questo è terrorismo psicologico”, ribatte Pompilio. “Terrorista. Scrivi che siamo stati fortunati che Amrabat e Kumbulla non sono voluti venire – insiste Giuntoli, facendo capire quanto il budget di mercato fosse limitato -. Altrimenti bisognava giocare il campionato con Petagna”. “Non devi scrivere nulla – si allarma Pompilio”. Tracce nelle mail non se ne lasciano. A voce quello che ti pare”.
Fonte: Repubblica
