“Risparmio e credito per la crescita delle comunità”: al FNEC il panel che rimette la finanza al servizio dei territori

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(Adnkronos) – A Palazzo Vecchio (Salone dei Cinquecento), nell’ambito della settima edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile (2–5 ottobre 2025), si è svolto il panel “Risparmio e credito per la crescita delle comunità”, che ha visto tra i protagonisti Paolo Gentiloni, Copresidente della Task Force ONU sulla crisi del debito, ed Enrica Maria Chiappero, professoressa di Economia all’Università di Pavia. Il Festival 2025 è dedicato a “Democrazia partecipata. La sfida delle Intelligenze Relazionali”, un invito a mettere le relazioni al centro dell’azione pubblica ed economica come risposta alle possibili derive dell’IA. Paolo Gentiloni ha evidenziato la necessità di rigenerare i legami sociali per rendere sostenibile il modello europeo di welfare. Secondo l’ex Commissario europeo per gli Affari economici, non è il tempo dei toni allarmistici sul quadro macro: «Non credo che dobbiamo enfatizzare più di tanto il peso del debito europeo» ha detto. Riferendosi all’Italia ha poi aggiunto che il punto è la pressione che arriva dalla società reale — invecchiamento, squilibri della spesa, nuove vulnerabilità — e dai costi per la transizione verde e la difesa. Qui, secondo Gentiloni, le intelligenze relazionali diventano politica economica: il modo in cui comunità, istituzioni e imprese collaborano determina la capacità di tenere insieme conti e coesione. «Il tema vero è la pressione sulla finanza pubblica. La solitudine è stata definita la malattia del secolo – ha detto Gentiloni – Come reggere? Abbiamo due leve. Primo: la crescita. Non torneremo agli anni ’70, ma aspirare a una crescita tra l’1,5 e il 2%” — in linea con USA e UE — sarebbe già molto. Servono sostegno alle imprese, salari più alti visto che in Italia sono stagnanti dagli anni ’90 e un uso rapido ed efficace delle risorse europee ancora disponibili. Secondo: dobbiamo ripensare il welfare e le entrate”. Il welfare secondo Gentiloni va ripensato in chiave relazionale mentre dal lato delle entrate c’è da affrontare il “grandissimo tema di come tassare i giganti del web, questione che diventa subito geopolitica». La professoressa Enrica Maria Chiappero ha richiamato l’urgenza di riallineare finanza ed economia reale, così che risparmio e credito tornino a servire le comunità. Il punto di partenza è un cambio di paradigma: «ci vuole un nuovo modello di sviluppo», perché i dati su disuguaglianze e insostenibilità mostrano i limiti dell’impianto attuale. Negli ultimi decenni, ha spiegato, i mercati finanziari «hanno scaricato i rischi sui consumatori e sui lavoratori, spesso i più deboli», alimentando «lo scollamento che esiste tra economia reale e economia finanziaria». Per invertire la rotta, Chiappero ha indicato tre cantieri. Primo, ricostruire fiducia: «ricostruire quel rapporto fiduciario che è alla base di ogni sistema del credito e del risparmio», valorizzando le banche di territorio e le imprese generative. Secondo, misurare ciò che conta: «dotarci di strumenti che ci permettono di vedere meglio, di misurare meglio la ricchezza reale», così da riconoscere il valore sociale prodotto da finanza e impresa e orientare coerentemente le risorse. Terzo, inclusione finanziaria: chiedersi qual è «l’effettiva possibilità di avere accesso al credito» per persone e aree vulnerabili e come ridurne il costo, con l’obiettivo di ridurre i divari territoriali. —[email protected] (Web Info)

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