Rasmus Hojlund non avrebbe potuto scegliere occasione migliore per segnare il suo primo gol al Maradona e spiegare il perché il Napoli ha deciso di puntare con forza su di lui dopo l’infortunio di Lukaku. Serviva un giocatore esperto a certi livelli, con un’esperienza
internazionale forte, che sapesse gestire le pressioni di una città che vive di calcio e di un club che vuole tornare tra le big d’Europa. Serviva qualcuno che sapesse trasformare la tensione di sfide così importanti in energia positiva. E che avesse nelle corde – o nei piedi, fate voi – quel potenziale pronto a esplodere. Tra Hojlund e la Champions, del resto, c’era già un gran feeling da tempo. Nel biennio allo United, sciagurato e sfortunato visti i risultati, Rasmus riuscì comunque a mettersi in mostra nella competizione più importante: cinque reti in sei partite non si fanno per caso, significa avere qualcosa di speciale. Significa saper gestire le emozioni. E, perché no, sapersi esaltare quando la posta in gioco si alza. Certo, da qui a segnare una doppietta decisiva alla prima europea in casa davanti ai tuoi nuovi tifosi ce ne passa. Ma la differenza la fanno anche certi dettagli. Hojlund, per una sera, si è trasformato in un “vecchio” Lukaku, quel centravantone devastante in campo aperto.
Fonte: Gazzetta
