La rivoluzione dietro l’angolo: il Napoli e il cambio modulo
E se il Napoli dovesse cambiare modulo? La nostra analisi
Il più grande e ‘’bel’’ problema che il Napoli e Conte hanno dovuto affrontare nel precampionato è stato sicuramente quello di capire come far giocare contemporaneamente l’MVP della scorsa Serie A, le due menti della squadra, il guerriero di Conte sulla fascia e il fenomeno De Bruyne.
La scelta è ricaduta sul 4-1-4-1 che vede McTominay allargarsi sulla sinistra e un completo sbilanciamento della squadra verso destra. I risultati non sono stati male, il Napoli ha vinto 5 partite su 7 tra campionato e coppe, ma se questo modulo non fosse quello adatto?
I suoi punti deboli sono la completa apatia nel gioco associativo di McTominay, troppo distaccato e lontano dalla porta per essere incisivo, l’isolamento della punta, e la completa mancanza di esterni.
La soluzione? Il vecchio caro 4-3-3, che qui a Napoli ha dato tante gioie e soddisfazioni.
Il 4-3-3, con la messa in panchina di Anguissa, troppo lunatico e altalenante nelle prestazioni e l’aggiunta di un esterno risolverebbe alcuni problemi. Ad esempio Scott tornerebbe nella sua posizione originaria, riuscendo a giocare più vicino alla porta. L’altro vertice del centrocampo sarebbe De Bruyne, anche lui riavvicinato alla porta. Davanti Hoijlund, o Lucca, non sarebbero isolati ma sarebbero accompagnati da una manovra che vedrebbe Neres o Lang larghi, pronti a servire con cross e palle tagliate chi di dovere.
Le problematiche di questo cambio sarebbero, in primis, la fase difensiva che però vedrebbe in Politano un abile aiutante, e la non titolarità di Anguissa, che però a partita in corso, potrebbe a tratti sembrare più impattante.
Inoltre questo modulo sarebbe più congeniale anche per alcune delle risorse dalla panchina come Elmas o Lang, chiaramente estranei al modo di giocare del 4-1-4-1.
Di Lorenzo Capobianco
