ESCLUSIVA di Perinetti al Cds: “Diedi fiducia ad Antonio a Bari e mi ripagò con la promozione. Un predestinato”
«È un maniacale Lukaku è il suo play d’attacco: non lo ha e studia soluzioni»
L’ex ds azzurro Giorgio Perinetti prende in prestito una frase divenuta storica di Bonucci: «Se giochi una partita preparata da Conte, sembra di averla già giocata». Un concetto chiaro che svela il segreto di un allenatore che non si affeziona ai moduli ma resta fedele solo alle sue idee. «Già alla Juventus era un predestinato. Lo vedevo giocare ed era già allenatore in campo. Il tempo gli ha dato ragione».
Le prime esperienze, lei ds e lui in panchina, non si dimenticano.
«A Bari ho voluto dargli subito fiducia e mi ha ripagato vincendo il campionato di B, poi abbiamo ripreso il discorso a Siena».
Erano gli inizi e quindi era il Conte del 4-2-4.
«Modulo con cui aveva anche iniziato la sua esperienza alla Juventus prima di scoprire la BBC, Barzagli-Bonucci-Chiellini, e di passare al 3-5-2. Ma non fissiamoci sui moduli. Conte ha sempre dimostrato di saper vestire le sue squadre con l’abito più indicato. Lo ha fatto anche al Napoli. A discapito di quello che si dice, è molto duttile e riesce a esaltare sempre il gruppo. Un esempio?».
Prego .
«Il 4-1-4-1 salva l’impiego dei tre fantastici centrocampisti dello scudetto a cui ora si è aggiunto De Bruyne. In estate ero proprio curioso di vedere come lo avrebbe inserito».
Ma De Bruyne è un giocatore contiano?
«De Bruyne è un giocatore di calcio con uno spessore e un’esperienza internazionale rari in Serie A, come Modric. Sono monumenti che fanno la differenza anche alla loro età. Però nessun giocatore, da solo, può condizionare l’idea di collettivo di Conte».
La grande sfida di quest’anno, inaspettata, è stata ripartire senza Lukaku.
«Che dell’attacco era il play e per Conte un giocatore fondamentale con il suo gioco spalle alla porta. Hojlund è bravissimo ma ha altre caratteristiche, è un centravanti rapido, che attacca la profondità, per questo serviva studiare nuove soluzioni e Conte lo sta facendo. Nessuno è ossessivo e maniacale come lui a preparare le partite».
L’esperienza inglese quanto lo ha arricchito?
«Tanto, ma lui non lascia mai nulla al caso. Riflette, studia sempre, e farlo in uno dei campionati più competitivi al mondo è stato un bene anche per le sorti del Napoli».
Se ripensa al primo Conte allenatore, lo vede cambiato nella comunicazione?
«Conte è sempre lo stesso, ha una comunicazione chiara e diretta, non si nasconde. Magari adesso conta fino a cinque prima di dire una cosa. Ma ti dirà sempre quello che pensa a suo modo».
Il Napoli è la favorita per lo scudetto?
«Lo è perché a maggio lo ha vinto non da favorito, e su questo Conte ha ragione. Quest’anno cito anche l’Inter, che per me ha la rosa più forte. Il Milan può diventarlo. Roma e Juve oggi sono un passettino dietro».
La Champions è un’altra sfida intrigante per Conte.
«Lo è per il Napoli ma per la Serie A in generale. Negli ultimi anni solo l’Inter ha fatto strada con due finali, per questo sostengo che abbia la rosa più ricca e completa di tutte».
Fonte: CdS
