L’amarcord dell’ex presidente: «Il Napoli grazie a Biagio Agnes riuscì a battere anche il potere mediatico di Berlusconi»
"Non gli avrei mai venduto Maradona"
Milan-Napoli, intervista a Corrado Ferlaino: «Che gioia contro i rossoneri»
Lo ha incuriosito quella dichiarazione di De Laurentiis. «Se io potessi avere la stessa casa che ho a Roma a Napoli, mi sposterei subito. Solo che a Napoli non si può fare perché poi mi vengono a scrivere di tutto sotto casa. Ho visto quello che hanno combinato al povero Ferlaino, a Napoli si può stare solo in albergo».
Che pensa, ingegnere? Il presidente dei due primi scudetti, della Coppa Uefa e – soprattutto – dell’acquisto di Diego Maradona è a cena da “Mattozzi” in piazza Carità. Ascolta i tifosi, c’è chi lo ringrazia per avergli regalato il più bel giorno della sua vita. «Quello del primo scudetto, qui davanti io e il papà di Paolo Surace, il proprietario del ristorante, regalammo mille rose alle tifose».
Le scritte e le bombe sotto casa sua: è davvero difficile fare il presidente del Napoli?
«Ci sono stati momenti negativi ma sono stati appunto momenti, dunque molto brevi. I napoletani mi amano ed è un amore da sempre ricambiato. De Laurentiis non vuole prendere casa qui? Giusto che faccia come crede. Intanto, se posso esprimere un parere sulla sua gestione, dico che sta facendo davvero bene. E un’altra cosa: se potessi, se non fossi ancora pieno di lavoro, me ne andrei a vivere a Capri».
Domani Milan-Napoli, una partita che non sarà mai come le altre: negli anni Ottanta era Diego contro il Trio d’Olanda, Bianchi contro Sacchi, Ferlaino contro Berlusconi.
«Sfide che mi ricordano un presidente che mi stava antipatico e che ora non c’è più. Nulla da dire sul politico Berlusconi, l’imprenditore entrò invece nel mondo del calcio con prepotenza. E non mi piacque».
Dopo il primo scudetto del Napoli il Cavaliere contattò il manager di Maradona per portarlo al Milan: mai arrivata un’offerta?
«Mai. Perché Maradona non era in vendita. Berlusconi lo sapeva e, ovviamente, lo sapeva anche Diego, a cui io e i napoletani siamo rimasti legatissimi pure a distanza di tanto tempo. Immaginarsi allora…»
Primo Maggio dell’88, la sfida col Milan che non avrebbe mai voluto giocare (e perdere).
«Devo fare uno sforzo di memoria…». Sorride, a 94 anni i ricordi sono nitidi. «Se ne sono dette tante, però mai ho pensato che i calciatori giocassero contro l’allenatore. Abbiamo perso uno scudetto contro il Milan e un altro lo abbiamo vinto, mi pare. Faccio un nuovo sforzo di memoria». Altro sorriso mentre i tifosi si radunano intorno al tavolo e ascoltano le storie di una squadra che non è più così lontana perché il Napoli è tornato a comandare.
Primavera del ‘90, stavolta il sorpasso fu del Napoli. Con la vittoria a tavolino dopo la moneta che colpì Alemao sul campo dell’Atalanta.
«Uscendo dall’ospedale di Bergamo dissi ai giornalisti che lui era così confuso da non avermi riconosciuto… Se Parigi val bene una messa, certamente uno scudetto valeva una balla. Ma avremmo vinto comunque il campionato, andate a vedere la classifica. Certo, furono settimane complesse. Per fortuna trovai un alleato forte».
Cosa accadde?
«Berlusconi aveva un enorme potere mediatico e fece una campagna sulle reti Fininvest in favore del Milan. Ma a sostenere il Napoli vi fu Biagio Agnes, il grande manager della Rai, avellinese e nostro tifoso. E riuscimmo a regalare un’altra gioia al popolo napoletano. Io devo molto ai napoletani e al Napoli. Prima di diventare presidente nel 1969 ero abbastanza viziato e guidare il club calcistico, un simbolo della città, mi ha educato».
Domani la sfida contro il Milan. Da capolista. È cambiata la geografia calcistica in questi anni.
«E come non esserne lieto? Mia madre era milanese però Milano non mi è mai piaciuta. Le partite a San Siro sono state spesso dure e, quando arrivava un risultato positivo, era una gioia doppia perché sapevamo tutti quanto contasse una vittoria per i nostri tifosi, quelli di Napoli e quelli che erano stati costretti a trasferirsi al Nord per ragioni di lavoro. La tifoseria era e resta un sostegno fortissimo per la squadra: si è visto anche nell’ultima partita con il Pisa, quando vi è stata un po’ di difficoltà nel finale di una gara vinta con merito».
Ricorda Allegri calciatore del Napoli, una manciata di partite nella squadra che retrocesse con 14 punti?
«Sinceramente no. Preferisco dimenticare quella stagione».
Le sarebbe piaciuto Sacchi, il rivale dei magnifici anni ‘80, sulla panchina del Napoli?
«No. Troppo milanista».
Fonte: Il Mattino
