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La capolista se ne va. Non scappa, non può essere una fuga, ma è di certo il primo strappo

 

 

3-2 contro un Pisa estenuante e coraggioso, faticando da morire fino al 96′, rischiando tanto e regalando troppo. Soprattutto sul bis di Lorran, lanciato da Gilardino per Marin sul 2-1 come a dire: proviamoci. E lui, servito da Di Lorenzo, fa centro: momento molto sfortunato, per il capitano. I primi segnali della gestione della Champions? Può darsi, ma il finale era stato scellerato anche a Firenze e urgono riflessioni e correttivi. Mettiamola così, allora, c’è un bicchiere mezzo (molto) pieno da considerare: il Napoli ha smaltito la sconfitta con il City vincendo la quarta di fila e infilando il sedicesimo risultato consecutivo come nessuno nei cinque tornei top d’Europa; è imbattuto nonostante i due gol incassati, i primi segnati in campionato dai giocatori di un Pisa ancora ultimo ma gagliardo (18-15 i tiri); e ora è primo in beata solitudine. Così: a +2 sulla Juve e a +3 sulla Roma e sul Milan, tra cinque giorni avversario a San Siro. La riedizione di Conte contro Allegri non poteva avere presupposti migliori. E ancora: per Gilmour, Spinazzola e Lucca sono stati i primi gol tinti d’azzurro. Una perla quello di Lorenzo: s’è sbloccato anche lui, entrando in corsa. Ottima notizia.  

 

PERICOLI. Il Pisa costringe da subito i campioni, tecnicamente molto superiori, a tessere la tela con la pazienza del ragno: il possesso, alla fine al 63.6%, sfiora a tratti il 70% ma crea pochi pericoli. Il ritmo è più soft del solito. E Conte, tra l’altro, dosa il turnover: Elmas e Billy per Lobotka e Anguissa; Meret per Milinkovic-Savic. Stop. L’impressione grattata sul muro difensivo avversario con un palleggio prettamente in ampiezza, però, è che ogni cambio di marcia può produrre un gol, ma il fatto è che sono rari e confusi. Gila disegna un 5-3-2 aggressivo e sfrontato in contropiede, che infastidisce la costruzione con Moreo su Gilmour e con Aebischer e Nzola sui centrali, e che mette in gabbia McTominay e De Bruyne. Hojlund si agita ma vede pochi spazi: da qui, la ricerca degli spunti sulle fasce. Un dato? L’unica volta in cui Spinazzola trova Rasmus in verticale, il Napoli segna con Elmas. Ma Hoj era in fuorigioco, adios. È il 26′, bisogna aspettare il 39′ per fare festa.

SLIDING. Un minuto prima del graffio di Gilmour, generato da un’altra iniziativa di Spina a sinistra e concluso da Billy in grande stile – Aebischer seduto e sinistro deviato da Canestrelli – c’è però il contatto Di Lorenzo-Akinsanmiro nell’area di Meret che fa infuriare il Pisa. Già stizzito all’8′ dalla decisione di punire il fallo di mano di Leris e non quello in area di KDB sul francese. Si chiamano sliding doors: gli arbitri ci sbattono contro, il Napoli infila quella giusta. Tra l’altro, dopo l’1-0 il Pisa ci prova due volte su svarioni difensivi inusuali. Conte annusa il pericolo e s’incavola di brutto con Hojlund al 49′: in 3 contro 1 preferisce tirare e a fare un figurone è Caracciolo in tackle. È un presagio: a inizio ripresa, il rigore arriva davvero per fallo di mano di Beukema su tiro di Canestrelli. Trasforma Nzola, ultimo gol in Italia proprio contro il Napoli il 17 maggio 2024. Una sentenza. Ma anche un risultato meritato dal Pisa.  

IL TRIS. Conte manda dentro Lobo e Frank, ma la produzione resta confusa. Però arrembante. E il ragno azzurro trova il morso: con Spinazzola, destro fulmineo da una ventina metri.

I cinquantamila del Maradona esplodono. Ma tremano ancora. Servirebbe un colpo da sogno: ci pensa Lucca, l’ex, con un destro pazzesco scoccato 4’26” dopo il suo ingresso al posto di Hojlund. Il 3-2 di Lorran riscalda l’ultimo set: ma è gioco, partita e primato Napoli. 

 

Fonte: CdS

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