Caratteristiche e aspettative delle nostre 4 squadre. Il Napoli può dimostrare subito che fa sul serio
È una Champions democratica. Non diremmo così se alla squadra vincitrice, il Psg, non fosse capitato il sorteggio più complicato del torneo tra Bayern, Barcellona, Tottenham, Newcastle, Leverkusen, Sporting, Atalanta e Bilbao. In bocca al lupo a Luis Enrique. Ne avrà bisogno. La prima la giocherà contro l’Atalanta domani sera al Parco dei Principi. In proporzione alle partecipazioni, i bergamaschi sono un club a forte trazione europea. Hanno vinto un’Europa League. Alla prima apparizione in Champions, hanno sfiorato le semifinali (fino al 90esimo avevano eliminato il Psg). E non dimentichiamo la semifinale in Coppa del Coppe negli anni Ottanta. Si respira un’aria ambigua attorno all’Atalanta. Juric ha decisamente toppato le ultime due panchine (Roma e Southampton) ed è avvolto da una coltre di scetticismo. A nostro avviso eccessiva. I Percassi hanno fatto bene a puntare su di lui. È un gasperiniano puro, deve solo trovare sintonia col gruppo. Il 4-1 al Lecce è un primo segnale. La squadra è forte, ha un’identità europea. La rosa è profonda e omogenea. La difesa muscolare e veloce. Mediana ed esterni capaci di cambio di ritmo. Davanti ci sono qualità, spessore e accelerazioni con De Ketelaere, Scamacca, Krstovic, lo stesso Maldini. In attesa del ritorno di Lookman figliol prodigo. Lui che segnò la tripletta in finale di Europa League.
La seconda italiana è l’Inter . Strano destino quello nerazzurro. Due finali in tre anni eppure dopo quel 5-0 l’argomento Champions è diventato tabù. Lo scorso anno, i nerazzurri eliminarono Bayern e Barcellona. E non è certo loro responsabilità se i catalani furono tatticamente incauti a San Siro. La Champions pesa nella testa degli interisti. A France Football Lautaro ha detto: «è una cicatrice che deve guarire». È un periodo in cui tutto sembra fosco. Ma l’Inter è squadra di valore, molto temuta in Champions. Due anni fa, Akanji giocò la prima finale col City. Oggi è nerazzurro. Bastoni e Barella sono due tra i calciatori più europei che abbiamo: non avrebbero problemi a giocare in Premier League. Il centrocampo è il reparto in cui Chivu deve al più presto far crescere e sperimentare le seconde linee. L’attacco non ha bisogno di presentazioni. L’Inter deve solo cominciare a credere di più in sé stessa. Quel 5-0 le ha sottratto certezze. Ma quel che la Champions ha tolto, la Champions può restituire. Di positivo c’è che le sfide più complicate (Atletico Madrid, Liverpool, Arsenal, Dortmund), arriveranno dalla quinta partita in poi: un segnale positivo.
Poi c’è il Napoli. Probabilmente la squadra più attesa e non solo perché campione d’Italia. Se c’è un punto debole nello sfavillante regno di De Laurentiis, è l’Europa. Una semifinale di Europa League con Benitez e quella eliminazione col Milan nei quarti di finale di Champions (con Spalletti in panchina) che il presidente non ha mai digerito. Lo stesso Conte è afflitto da una narrazione che lo vuole allergico all’Europa, soprattutto nella coppa più importante. L’operazione De Bruyne è legata proprio alla Champions. De Laurentiis non ha badato a spese né per Hojlund né per allestire una rosa all’altezza del doppio impegno. La prima sfida, giovedì in casa del City, è da copertina. L’occasione per mostrare all’Europa che il Napoli fa sul serio anche in coppa. Fu proprio in casa del City che cominciò la cavalcata Champions dell’era De Laurentiis: un 1-1 che decretò il passaggio all’età adulta. C’erano Mazzarri e Cavani, una vita fa. Ora si attende un altro salto di categoria.
Infine la Juventus. Suona paradossale per la sua storia, ma la Juve parte senza il peso delle ambizioni. Può giocare col vantaggio di essere libera mentalmente. La società alla Champions ci pensa eccome. Soprattutto nel finale di mercato il tasso di europeismo è cresciuto: con David, Openda e Zhegrova. In vetrina, ovviamente, c’è il gioiellino Yildiz il cui passo da quattrocentista (alla Kakà per intenderci) comincia a far parlare di sé non solo in Italia. Sarà la sua seconda Champions. Segnò al debutto, contro il Psv. Agli spareggi, proprio contro il Psv, tra andata e ritorno Thiago Motta gli fece giocare meno di novanta minuti. Tudor sta dimostrando di saper cucinare il meglio con quello che ha. L’ingresso di Adzic per Koopmeiners al 74esimo di Juve-Inter è la mossa di chi non ha paura. E gli allenatori coraggiosi hanno vita lunga in Europa.
Fonte: CdS
