Daniel Bertoni, doppio ex: “Per me era motivo di orgoglio ogni domenica essere marcato da Bruscolotti o Gentile”
L’ex calciatore di Fiorentina e Napoli, Daniel Bertoni, ha parlato in un’intervista a Il Mattino, a pochi giorni dalla sfida di campionato fra le due squadre.
“Erano gli anni della Roma di Falcao, dell’Inter che prese Prohaska, la Juve di Brady, il Napoli di Rudy Krol e la Fiorentina di Daniel Bertoni. Due anni prima campione del mondo con l’Argentina, fu indiscusso signore di Firenze.
«Per me era motivo di orgoglio ogni domenica essere marcato da Bruscolotti o Gentile, mi faceva sentire importante. L’altra sera ho visto l’Italia prendere 4 gol da Israele e mi chiedevo: ma che fine ha fatto la vostra tradizione?».
Maradona volle Bertoni al Napoli nell’estate del 1984. Per due anni compagni in campo e anche fuori. «Volevano batterci tutti, ogni partita trovavamo avversari che triplicavano le forze e le motivazioni».
Bertoni, un po’ quello che ora trova il Napoli campione d’Italia? «Certo. Non c’è nulla di strano: quando arrivano i migliori, tu pensi che batterli vuol dire essere il migliore per un giorno. Più viene considerato una divinità e più tutti sognano di abbattere la tua statua».
Firenze è nel suo cuore? «Uno dei miei nipoti si chiama Dante. Ma anche Napoli è qui, dentro di me. C’è il centenario, spero che mi invitino come ha fatto anche il club viola. Mi sento di aver fatto parte della storia degli azzurri».
Cosa la colpisce di questo Fiorentina-Napoli? «Oddio, che sono spariti gli argentini. Ora la moda del momento è quella di prenderli nel Nord Europa, come ha fatto Conte che li ha pescati belgi e danesi. Ai nostri tempi, era una rarità. C’era la moda dei sudamericani, ma ora a parte Lautaro e Dybala, sembra essere solo un ricordo».
Chi vince lo scudetto? «Napoli, Inter e anche la Juventus sono quasi tutti alla parti. Poi c’è l’effetto Champions, che ha un peso enorme in Europa. Porta soldi, visibilità, spettatori. Essere la squadra da battere significa non poter più puntare sul fattore sorpresa come ha fatto il Napoli lo scorso anno. Però che bello vedere vincere lo scudetto agli azzurri, come mi sarebbe piaciuto riuscirci anche a me».
Lei ci è andato sempre e solo vicinissimo? «Alla Fiorentina lo perdo all’ultima giornata contro la Juventus per un gol che annullano a noi a Cagliari e un rigore che danno a loro a Catanzaro. Sto per accordarsi con la Roma, ma Pontello mi trattiene, e lo vince la Roma. Sto per andare al Verona ma come faccio a dire di no a Diego e al Napoli. E il titolo lo vince il Verona».
Poi va via da Napoli... «E lo vince il Napoli. Non andavo più d’accordo né con Bianchi né con Allodi. Poi con il direttore feci pace, ma certe frasi non sono mai riuscito a dimenticarle».
Sabato è Kean contro Lucca? «Bell’attaccante Kean: segna, scatta e dribbla. La Fiorentina là davanti con lui può sognare. Poi è giovane, ha voglia, fame. E si vede. Lucca paga il prezzo di essere il sostituto di uno grande e grosso, che sa proteggere la palla, sa giocare spalle alla porta. Non sono cose banali, anzi sono stati l’arma vincente del Napoli dello scudetto. Non è facile essere il sostituto di uno così forte e fondamentale…».
Cosa non le è piaciuto dell’Italia? «Cavolo. Ma è l’Italia. Io ancora non riesco ad abituarmi al vostro ridimensionamento. Noi siamo andati avanti, anche senza Messi possiamo sognare perché abbiamo generazioni di talenti che stanno diventando grandi in Europa».
L’Italia ha naturalizzato Retegui. «E ha fatto bene. All’Atalanta ha dato tanti gol e anche tanti soldi, visto quanto lo hanno pagato».
Ai suoi tempi, l’Arabia eravamo noi. «Non è vero. Noi non venivamo in Italia perché guadagnavamo stipendi più alti ma anche per la vostra cultura. E soprattutto perché ogni domenica giocavano contro i più forti del pianeta: io due anni prima avevo vinto il Mondiale con l’Argentina e arrivare in serie A era un sogno. Quasi come segnare nella finale contro l’Olanda al Monumental di Buenos Aires».
Non le chiedo come finisce sabato sera? «Per carità. Però spero davvero di divertirmi. Perché vedere Italia-Israele, nonostante i gol, mi ha fatto venire gli sbadigli…».
