Anguissa l’intoccabile col rinnovo all’orizzonte, rimane un pilastro e Conte lo ha trasformato in un incursore letale
Frank pensava di andare via in estate, poi è rimasto. Nonostante i tanti rinforzi....
Dove l’avevamo vista quella corsa lì, feroce verso la panchina, col mucchio azzurro unito l’uno sopra l’altro a festeggiare e lui, Frank Zambo Anguissa, travolto dall’affetto dei compagni e dall’urlo assordante del Maradona? Esattamente un anno fa, Anguissa cambiò la storia di Napoli-Parma, con quella capocciata all’ultimo respiro che ribaltò gli emiliani e regalò a Conte una vittoria insperata e disperata. Contro il Cagliari, sabato scorso, il dolce deja-vù. Stavolta col piattone destro, a una dozzina di secondi dallo scadere dei cinque minuti di recupero. E altra corsa verso la panchina, altro mucchio selvaggio, altro delirio al Maradona, che però adesso ci ha fatto la bocca ai gol del Re Leone. Potenza del lavoro di Conte, che ha reso il centrocampista camerunese anche uno straordinario terminale offensivo. Mai Anguissa era risultato così decisivo nell’area avversaria in carriera: 6 reti e 5 assist alla prima stagione con il tecnico leccese in panchina. E quest’anno si è messo in testa di migliorare quello score, cercando di esaltarsi anche nelle magiche notti di Champions. Napoli ha ritrovato un pilastro e adesso lavora per blindarlo, dopo aver esercitato la vecchia opzione fino al 2027. In un cassetto della scrivania del ds Manna c’è ancora una bozza per un nuovo accordo fino al 2028. Con ingaggio più alto, come premio fedeltà. E ora che il mercato è finito, se ne tornerà a parlare.
Recuperato
Eppure c’è stato un tempo, neppure troppo lontano, in cui Anguissa ha valutato seriamente l’ipotesi di lasciare Napoli. Una scelta di vita – fece trapelare il suo entourage – per un giocatore che a novembre compirà 30 anni. Frank pensava di cambiare aria, di vivere una nuova esperienza umana e professionale. Ma il mercato non è stato all’altezza né delle aspettative di Anguissa né della richiesta della società per lasciarlo partire. E allora Frank ha deciso di restare, rendendosi pure conto di quanto il progetto Napoli sia diventato ambizioso. L’arrivo di De Bruyne sembrava potergli togliere spazio e leadership, in realtà ha soltanto aiutato Anguissa a rimettersi velocemente in pista, con la testa giusta, per risistemarsi al timone del Napoli.
Legame
Frank è un leader dello spogliatoio, uno di quelli che sa toccare le corde giuste quando c’è bisogno di dare una scossa. Ed è un esempio per tutti, di professionalità e attaccamento alla maglia. Anche sabato, dopo il gol, la sua mano ha indicato il cielo, dopo il suo piccolo amico Daniele, da lassù, continua a guardarlo e a tifare per lui. Anguissa scrisse il suo nome su una fascia al polso, per sostenerlo e dargli forza. Poi non ha mai smesso di portarlo addosso, in ogni gara, fino allo scudetto che gli aveva promesso.
Insostituibile
Ci sono storie nelle storie, che toccano il cuore e che ti legano sempre di più a un posto. E Napoli oggi è casa per la famiglia Anguissa, uomo chiave degli ultimi due scudetti. Un anno fa, dopo l’arrivo di Conte, Frank già riteneva chiusa la sua avventura in azzurro. Ma bastarono due minuti di chiacchierata col tecnico per fargli cambiare idea. Anguissa è stato da subito un pilastro della ricostruzione: intoccabile, al di là dei sistemi di gioco e delle situazioni. E quest’anno sarà lo stesso: che sia 4-3-3, 4-2-3-1, 4-1-4-1, poco cambia. Frank è la mezzala d’assalto, il catalizzatore di palloni vaganti. E anche un’arma a sorpresa per assaltare la porta. Contro il Cagliari, pochi istanti prima del gol partita, McTominay gli aveva tolto dalla testa il possibile pallone del vantaggio. Frank si è disperato, ma poi ha continuato a crederci. A spingere i suoi davanti, a presenziare l’area di rigore. Fino a quel pallone isperato buttato in area da Buongiorno. Fino a quel piattone destro che ha riscritto la storia di una partita che sembrava stregata. E poi la corsa, l’abbraccio, la dedica. Un’emozione condivisa con tutti. Il graffio del Re Leone, per un Napoli infinito. Fonte: Gazzetta
