Kalidou ha inaugurato la sua prima accademia in Senegal: «Formerò uomini. E’un Napoli pronto alla Champions»

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La sua Africa. Perché il Senegal per Kalidou Koulibaly è sempre stato al primo posto. Più di un semplice chiodo fisso. E il calcio è diventato in fretta il mezzo per raggiungere il fine ultimo. Che nel caso di specie ha un nome: Academy M’Barodi che in italiano si traduce come «leone». Si tratta dell’ultimo progetto dell’ex difensore del Napoli. «Il mio modo per dire grazie a questa terra dove sono nato. Un progetto che punta in alto, al di là del calcio. Perché qui non formiamo calciatori, ma soprattutto formiamo uomini». L’accademia con sede a Saly (a due passi da quella del Psg) dista meno di 100 chilometri dalla capitale Dakar e rappresenta già un punto di riferimento per i giovani di tutto il paese.

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«Ne abbiamo scelti 16 tra oltre 3000. Qui i ragazzi potranno migliorarsi con istruttori di altissimo livello. Potranno avere una sana alimentazione e dovranno studiare», martella Kalidou. «Perché probabilmente non tutti ce la faranno a diventare calciatori ma con le competenze che acquisiranno studiando potranno crescere come uomini e diventare professionisti in altri ambiti».

C’è tutto il Kalidou pensiero in queste parole, quelle di un uomo che a Napoli faceva beneficenza di “nascosto”, che sosteneva la comunità senegalese locale e che non perdeva mai l’occasione per dare una mano a chi ne aveva bisogno. In una delle sue prime interviste dopo la firma per l’Al Hilal, il centralone aveva dichiarato che la sua era una scelta professionale convinta e che gli avrebbe permesso di realizzare tanti progetti per l’Africa. Detto, fatto. Anche grazie al prezioso contributo di suo fratello minore Amadou che è un po’ il vero braccio destro di Kalidou nel progetto. «Abbiamo tantissimo talento in Africa, ma troppo spesso lo sprechiamo – aggiunge il difensore – ma io voglio che questa accademia diventi un punto di riferimento in Senegal anche perché loro un domani saranno la classe dirigente del paese. Voglio che diventino persone importanti, Uomini con la U maiuscola». Lo ripete come un ritornello e il suo impegno è supportato costantemente anche dalla federazione senegalese che gli è accanto fin dall’inizio del progetto.

 

IL PRESENTE

 

Ma Koulibaly è uomo di cuore, non dimentica le sue origini. Dal Senegal al Napoli il passo è breve, praticamente brevissimo. «Da quando è arrivato Simone Inzaghi all’Al-Hilal scherziamo sul fatto che io faccio il tifo per il Napoli e l’anno scorso speravo che lui perdesse lo scudetto. Sabato sera ho esultato al gol di Anguissa all’ultimo minuto contro il Cagliari e porto nel cuore tutti i tifosi azzurri. Ecco perché dico che seppur sia presto per fare pronostici, spero possa vincere ancora lo scudetto».

Ma non solo. «Questa è una squadra che può avere ambizioni importanti anche in Champions. Quando prendi giocatori del valore di De Bruyne dici tutto. Kevin è una leggenda del calcio europeo e questo è un bel segnale. So che hanno fatto un grande ritiro, anche molto faticoso (ammette ridendo) e allora pur rimanendo con i piedi per terra dico che sognare non te lo può impedire nessuno. Vincere la Champions? Perché non sognare in grande. Tutto è possibile nel calcio».

E poi qualcosa sui singoli. «Mi sono sentito con Osimhen. Mi ha chiesto informazioni sul calcio in Arabia e sul nostro club. Gliene ho parlato benissimo ma poi mi ha detto che per la sua famiglia e il suo progetto il Galatasaray sarebbe stato più adatto. Gli auguro tutto il meglio. Mentre sono contento di rivedere Elmas in azzurro. Conosce la piazza e sa cosa può dare a livello emotivo. Così come sono felice di rivedere Albiol in serie A con il Pisa. Gli devo tanto della mia carriera: mi ha insegnato a diventare un professionista».

Dall’Arabia ha notato anche qualche passo avanti sulla piaga del razzismo. «C’è stato qualche episodio, ma per fortuna sono meno rispetto al passato. Sono stati fatti passi avanti e c’è sempre un margine da colmare. Ma siamo sulla strada giusta».

 

Fonte: Il Mattino

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