Trent’anni di storia dei numeri della maglia azzurra

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C’era una volta una filastrocca. Formazioni recitate a memoria, come una preghiera laica, perché ogni posizione riconduceva a un numero e ogni numero riconduceva a un nome. Il portiere era il numero 1, l’attaccante il numero 9, il fantasista il numero 10 e così via. C’era una volta, appunto. Perché ora non c’è più. Per colpa (o merito, a seconda dei punti di vista) della rivoluzione dell’estate 1995. Esattamente 30 anni fa la serie A decide di voltare pagina per scrivere quella che a tutti gli effetti sarà una vera e propria svolta epocale. Addio ai vecchi amati numeri dall’1 all’11 e spazio alla fantasia, al disordine che per certi versi diventa ordine. Perché ogni numero diventa personale, accompagnato dal cognome (non sempre) di chi lo indossa rendendo ogni divisa ancora più magica, praticamente unica. Ogni numero ha una storia e ogni storia ha un numero, soprattutto in una città come Napoli che straborda di tradizione, dalla tombola alla scaramanzia. Anche questa rivoluzione, però, è andata per step: prima si poteva scegliere dall’1 al 24, con i numeri successivi dedicati ai ragazzi della Primavera che venivano “promossi dalla necessità” in prima squadra. Fino ai tempi moderni dove è davvero “liberi tutti”: dall’1 al 99.   Fonte: Il M attino

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