Più di duecento gol in serie A. Oltre quaranta presenze con la maglia della Nazionale. Ma un cruccio ha accompagnato per anni la carriera da calciatore di Totò Di Natale: «Non ho mai giocato nel mio sud». Lui, 48 enne napoletano, ha vestito le maglie di Empoli, Varese, Viareggio e Udinese, eppure ora che ha definitivamente chiuso con il calcio giocato ha deciso di iniziare la sua nuova vita da dirigente ripartendo proprio dalla sua terra. Da qualche settimana è diventato il club manager della Scafatese, squadra di serie D con ambizioni da grande già per la prossima stagione.
Come è stato tornare?
«Mi sembra un cerchio che si chiude. Inizio la carriera da dirigente al sud e tornare da queste parti dopo 30 anni è un piacere enorme. Non nascondo che quando mi è stata proposta questa opportunità mi sono molto emozionato».
Cosa ha trovato dopo tanti anni?
«Il calcio al sud è totalmente diverso rispetto al nord».
In che senso?
«Qui si vive per il calcio. Diciamoci la verità: siamo malati. Ma soprattutto mi sembra di essere tornato a quando giocavo in strada 30 anni fa. La cosa che più di tutte mi era mancata è il calore della gente».
Per una vita è entrato in uno spogliatoio indossando le scarpe con i tacchetti…
«Ora lo faccio indossando giacca e cravatta».
Come si sente in questa nuova veste?
«Innanzitutto cambia l’approccio. Prima dovevo pensare solo a me e al mio lavoro, ora devo vedere cosa fanno 26-27 giocatori».
Le prime impressioni?
«Mi piace stare nello spogliatoio e insegnare quello che ho imparato in oltre 20 anni in serie A. Ho avuto la fortuna di essere stato per più di 10 anni il capitano di una squadra e ho imparato cosa dire».
Che capitano era?
«Non parlavo molto, litigavo pochissimo e mi facevo capire in fretta dai compagni. È così che ho conquistato la stima del gruppo».
E che dirigente vuole essere?
«Voglio essere amico dei calciatori. Voglio trasmettere la mia esperienza per far capire loro quali sono gli errori da evitare».
I suoi punti fermi da calciatore che intende portare anche in questa nuova avventura?
«Arrivare tutti i giorni al campo con il sorriso. E poi parlarsi per risolvere subito i problemi. Nello spogliatoio voglio rispetto».
Da numero 10 a dirigente: come è nata l’idea di questa nuova vita?
«Mi è sempre piaciuta questa carriera. Lo considero uno step di crescita importante dal punto di vista umano e professionale. Voglio portare questa positività anche alla Scafatese».
I suoi modelli?
«Devo tanto alla famiglia Corsi che per 12 anni a Empoli mi ha insegnato tanto. E poi c’è una figura fondamentale nella mia carriera: Pino Vitale, che proprio a Empoli mi ha fatto crescere e mi ha trasmesso quei valori che mi hanno fatto diventare grande».
Ora tocca a lei…
«Ho sempre avuto ottimi rapporti con tutti i dirigenti. Grazie a loro so che se pure non metto le scarpette al piede devo portare la mia esperienza. Ho imparato che si deve parlare solo quando si ha qualcosa da dire, altrimenti sto zitto. Qualche giocatore già mi chiede qualcosa, ma io rispetto i ruoli».
E lei?
«Sono l’uomo immagine della società. Ho scelto la Scafatese con orgoglio perché ho capito che qui c’è un progetto serio e si possono fare grandi risultati. Ma a una sola condizione».
Prego.
«Dobbiamo darci tutti una mano».
Come è nata questa collaborazione?
«Il direttore sportivo Pietro Fusco è stato un mio compagno di squadra e ha parlato di me al presidente. Ci ho messo un secondo a dire sì».
Perché?
«In progetto è bello, avvincente e vincente».
E ora che obiettivi avete?
«Nel nostro girone c’è la Nocerina che è costruita bene, ma il nostro presidente ha fatto investimenti importanti. Io resto della mia idea: lavoro e risultati si fanno in silenzio».
Dopo tanti anni torna a vivere al sud…
«Questo primo anno farò un po’ la trottola tra Napoli, Scafati, Empoli dove c’è la mia famiglia e Udine dove ho ancora le scuole».
A proposito di Napoli, ha già in programma di andare a trovare Conte?
«Compatibilmente con i nostri e i loro impegni. Conosco bene Conte, da calciatore spingeva e lottava tanto: oggi da allenatore fa lo stesso. È la sua forza».
A Udine ha visto Lucca.
«È una grande giocatore. A Udine è migliorato tanto. Con gli insegnamenti di Conte potrà fare anche 15-20 gol. È un attaccante forte in area di rigore. E poi vicino avrà De Bruyne che è un fuoriclasse, uno che può fare tutti i ruoli e farà tanti gol anche da centrocampista».
Cosa si aspetta dalla lotta scudetto?
«Il Napoli ha ancora qualcosa in più perché ha fatto un grande mercato. Ma sarà un campionato aperto e combattuto. Mi aspetto anche il ritorno del Milan».
Fonte: Il Mattino
