Ferlaino ai microfoni de Il Mattino: “La Champions come regalo del centenario”

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Attraversando la città, ha visto le dediche dei tifosi innamorati al Napoli, 99 anni ieri. «E, più che ai miei tempi, il ricordo è andato a Giorgio Ascarelli, il primo presidente», dice Corrado Ferlaino, che è stato a capo del club azzurro per 33 stagioni, dal 1969 al 2002. «Nessuno mi ha cacciato: dovevo semplicemente tornare al lavoro di ingegnere», sorride orgoglioso di successi e colpi di mercato. «E di un’altra cosa importantissima, fondamentale per un’azienda: aver tenuto sempre la camorra lontana dal Napoli. Fu una dura battaglia, erano arrivati alle minacce e alle bombe sotto casa».

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Perché, nel giorno del 99° compleanno del Napoli, ha pensato ad Ascarelli?

«Perché fondò il club nel 1926 e costruì lo stadio. Ci rimise soldi di tasca sua. Gli ho reso omaggio più volte recandomi al cimitero israelitico: volevo ringraziarlo per ciò che fece per la nostra città e la nostra squadra».

Lei ha 94 anni, cinque in meno del Napoli: quando è cominciato il suo rapporto con la squadra?

«Avevo quattro anni e andavo allo stadio dedicato appunto ad Ascarelli con mio padre. Non mi chieda quale fu la prima partita perché già così piccolo ne vedevo tante…».

Per questa passione decise poi di diventare presidente?

«Fui preso da altro: gli studi universitari, i viaggi, le donne… Poi c’è stato il Napoli. E c’è ancora, ne sono tifoso. La squadra di calcio è la cosa più bella per un napoletano: la sente sua a prescindere dai risultati».

Le è mancato il Napoli in questi anni?

«No, ho dato tanto. Le storie si aprono e si chiudono. Gioisco per le vittorie. E sono state tante e importanti: questo Napoli sta benissimo».

Due scudetti festeggiati in 24 mesi, può aspirare a raggiungere il livello dei top club del Nord?

«Ma è già su quel livello. Anzi, lo colloco al di sopra di Juve, Inter e Milan. Da tempo, escludendo quella parentesi del decimo posto, se non vince arriva secondo o terzo. Il Napoli è un club importante che merita, in Italia e all’estero, la massima considerazione».

Rientrando in Champions League, De Laurentiis e Conte guardano anche oltre confine.

«Io ho vinto la Coppa Uefa e allora, negli anni Ottanta, valeva quanto la Champions per il valore delle squadre che vi partecipavano. Certo, sarebbe un bel regalo per il centenario».

Quale?

«Vincere la Champions».

La Coppa Uefa, per lei, è stata più emozionante dei due scudetti?

«La vittoria più importante non è stata soltanto la conquista del trofeo. Fu una profonda soddisfazione aver regalato, quella sera a Stoccarda, una gioia a migliaia e migliaia di emigrati che erano allo stadio e in tutta la Germania per sostenerci. Avevano dovuto lasciare la loro casa, al Sud, per trovare lavoro all’estero e festeggiavano insieme a noi con grande orgoglio».

napoli scudettoA proposito dei suoi successi: il ciclo di Maradona poteva durare di più.

«Maradona era Maradona. Molti pregi e pochi difetti. Io l’ho amato tanto come tifoso e due anni fa a inizio giugno, mentre a Napoli si festeggiava lo scudetto, andai a Buenos Aires per pregare sulla sua tomba. Con Diego aprimmo un grande ciclo. A lui non si poteva chiedere continuità: i geni sono discontinui e Maradona era un genio».

Maradona il suo colpo più grande. E quello di De Laurentiis?

«Io ho sempre cercato di acquistare i migliori per il Napoli, Diego a parte. Ho grande considerazione di Conte. Portarlo qui è stato un miracolo. Trovarlo libero da impegni e ingaggiarlo per guidare il Napoli è stato un colpo eccezionale di De Laurentiis. Che ha un vantaggio rispetto a tutti gli altri presidenti del Napoli».

Quale?

«Vive a Roma e avverte meno le pressioni della tifoseria. Lo vedo molto impegnato sul calcio, ha messo il Napoli al di sopra di tutto, anche del cinema. A volte mi hanno chiesto un giudizio sull’operato di De Laurentiis ma non ne do per una ragione semplice: quando io ero presidente, gli ex parlavano male di me… De Laurentiis sta facendo di tutto per portare il Napoli ancora più in alto. Gli auguro di vincere un importante trofeo europeo, come è riuscito a me quella sera dell’89».

De Laurentiis vuole impegnarsi anche per la costruzione di uno stadio di proprietà.

«Sarebbe stato il mio sogno da presidente. La volontà non è un problema, può esserlo l’aspetto finanziario dell’operazione: De Laurentiis sarebbe bravissimo se ce la facesse».

Il Napoli sta potenziando la rosa: qual è l’affare che l’ha colpita di più?

«Aspettiamo il campo. È indubbio che De Bruyne trasferirà ai compagni la sicurezza di chi ha vinto».

È andato via Osimhen, il bomber del terzo scudetto. Lo ha fatto per i tanti milioni del Galatasaray?

«È il tema che ha contraddistinto tutte le epoche del calcio. Un calciatore non ama Napoli o Milano, un calciatore è un’azienda che deve cercare di guadagnare il massimo per dieci anni, dai 20 ai 30».

Il calcio di oggi le piace?

«Lo seguo in tv, sono andato raramente allo stadio in questi anni. Non faccio raffronti con i miei tempi perché ogni stagione della vita ha le sue caratteristiche: bisogna adeguarsi».

Cosa c’è nel futuro di Napoli e del Napoli?

«Lo chiederò a San Gennaro. Sa, lo sento quattro o cinque volte al giorno».

 

 

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