Il paradosso: diritti tv: il Napoli campione incassa meno dell’Inter. Tutte le cifre

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31Inter staccata, poi Napoli, Juve e Milan appaiate. È una classifica ribaltata, rispetto al responso del campo, quella che emerge dalla ripartizione ufficiale dei diritti tv della Serie A 2024-25, come da documento interno della Lega a cui ha avuto accesso la Gazzetta.

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Meccanismo

I criteri di suddivisione degli introiti discendono dalla Legge Melandri 2008. Dall’incasso complessivo vanno tolti, come sempre, il contributo ad Agcom, la mutualità verso le categorie inferiori e il movimento di base e il paracadute per le retrocesse. Nell’ultimo anno il totale delle risorse nette distribuibili ai 20 club è stato di 898 milioni, contro i 1072 della stagione precedente. È bene precisare che il 2023-24 è stato l’ultimo anno del vecchio ciclo di commercializzazione: i corrispettivi a salire distorcono il confronto con il 2024-25, primo anno del nuovo ciclo. Inoltre, dalla scorsa stagione è cambiata la gestione dei diritti d’archivio individuali. In ogni caso, il valore complessivo delle licenze audiovisive è in calo. La Serie A incassa meno dalle dirette pay domestiche (Dazn e Sky pagano 900 milioni annui fino al 2029, erano 927,5 di media nel 2021-24) e dall’estero (240 milioni, contro i 250 del 2021-24). Così si spiega la riduzione dei proventi. Il meccanismo di ripartizione è uguale a quello del 2023-24, quando è entrato in vigore il criterio dei minuti giocati dai giovani calciatori. La torta viene divisa così: 50% in parti uguali; 28% in funzione dei risultati sportivi, di cui il 14% in base alla classifica (11,2%) e ai punti (2,8%) dell’ultimo campionato, il 9,33% in base ai risultati degli ultimi 5 campionati e il restante 4,67% secondo i risultati storici a partire dalla stagione 1946-47; 22% in proporzione al cosiddetto “radicamento sociale”, rappresentato per il 12,54% dagli spettatori paganti dal vivo certificati Siae, per l’8,36% dall’audience media delle dirette tv e per l’1,1% dal minutaggio dei giovani.

Le squadre

L’Inter si conferma il club col bottino maggiore, nonostante lo scudetto lo abbia vinto il Napoli. I nerazzurri incassano 81,9 milioni, circa 20 in meno dell’anno precedente in cui avevano sfondato il tetto dei 100 (ma una parte rientra sotto forma di diritti d’archivio). I campioni d’Italia si devono accontentare di 67,8 milioni, praticamente la stessa somma del 2023-24. Il solco viene creato dagli spettatori allo stadio, voce da cui l’Inter percepisce 17 milioni abbondanti contro i 10 del Napoli, e dalle performance negli ultimi 5 campionati (13 milioni a 7), mentre la prima posizione nel 2024-25 consente agli azzurri di incamerare un paio di milioni in più. Il club di De Laurentiis è allineato a Juventus e Milan, rispettivamente a 67,7 e 67,3 milioni, anch’esse in perdita di una ventina di milioni rispetto a un anno fa per effetto dei minori introiti complessivi e della differente gestione dell’archivio. Seguono la Roma (61,2), la Lazio (55,6), l’Atalanta (53,7) e la Fiorentina (52,1). Dopo l’exploit del 2023-24, il Bologna scende a quota 43,7 milioni. Sotto il muro dei 40 milioni troviamo il Torino (38,6) e il Genoa (37,5), poi via via tutte le altre. Il Parma conquista il “premio” per il maggior impiego dei giovani, sebbene l’ammontare sia appena di 1 milione, perché l’incidenza di quella voce è minima. In coda alla classifica dei diritti tv ci sono le retrocesse in B, cioè Empoli (27,3), Monza (25,6) e Venezia (25,5). Il rapporto tra la prima e l’ultima è di 3,2 a 1: l’Inter incassa più del triplo di Monza e Venezia. Nel 2017-18, ultima stagione prima della riforma della Melandri, il rapporto era di 4,4 a 1. La forbice, quindi, si è ristretta, anche se restano lontani i modelli “democratici” della Premier (1,6 a 1) e della Bundesliga (2,4 a 1).   Fonte: Gazzetta

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