Patrizia Panico ai microfoni del CdS: «Vai, Italia e scrivi la storia»
T rovò un biglietto scritto tutto in maiuscolo: “SEI STATA CONVOCATA IN NAZIONALE”. Glielo aveva lasciato la mamma vicino al telefono, così Patrizia Panico scoprì della sua prima chiamata in Maggiore, per le qualificazioni che poi l’avrebbero portata agli Europei del 1997. L’Italia conquistò l’argento, perdendo in finale contro la Germania. Quindi, per quanto tutto un altro Europeo per numero di squadre in competizione, non è corretto dire che siamo nella storia, ma che la storia questa Nazionale vuole scriverla sì.
In quell’argento Panico c’era, aveva ventidue anni e giocò nelle peggiori condizioni: con un corpetto di cera per un infortunio alle costole subito in amichevole alla vigilia, una pubalgia e cinque punti di sutura in testa rimediati in uno scontro nella seconda partita. Insomma, ostinazione, determinazione, cuore e testa. «Il campionato più brutto della mia carriera. Senza la testa non ce l’avrei fatta, ma mai me lo sarei perso».
Sono passati quasi trent’anni da quella semifinale. E oggi l’Italia è tornata lì, finalmente. E come ci è tornata! Giocando una partita meravigliosa, di superiorità, convinzione, determinazione. La vittoria con la Norvegia poteva essere molto più larga, e questo vuol dire che le azzurre hanno attaccato sempre, fino a 90′ quando la caparbietà e il talento di Girelli hanno siglato il definitivo e decisivo raddoppio.
Panico, la testa quanto fa girare meglio la palla?
«Nella testa sta il segreto. Un obiettivo ben fissato in mente è il motore di una squadra».
C’è il rischio di sentirsi appagate per aver raggiunto la semifinale?
«Assolutamente no. La storia si fa quando non c’è un precedente. Quindi la si scriverà vincendo l’Europeo. Mancano due partite alla storia, serve una consapevolezza reale che il sogno ancora non è vissuto. Ma, questa Italia la consapevolezza ce l’ha».
Che differenza c’è rispetto al ‘97?
«Io avevo 22 anni, per me era un livello elevato, ma oggi è cresciuto sia tecnicamente sia fisicamente. Forse allora c’era più personalità nel saper risolvere e nell’arrangiarsi individualmente».
Girelli le ha tolto il record di gol (8-7) tra Europei e Mondiali, che effetto le fa?
«Non si può fare paragoni, adesso si gioca di più, ci sono più tornei, più squadre e le possibilità di segnare sono maggiori. Girelli ha fatto finora reti pesanti, la qualificazione è molto sua».
Lei faceva i gol ed era una leader, chi è secondo lei la leader di questo gruppo?
«In campo senza dubbio Girelli, è aggregante e dà indicazioni».
Come valuta il lavoro di Soncin?
«Il mio voto è positivo, però è giusto citare chi l’ha preceduto, in fin dei conti si avvale ancora del gruppo che ha cresciuto Milena Bertolini. Credo che si siano divisi il lavoro».
Cosa dovrà modificare il ct alla prossima partita?
«Io gli suggerirei solo di essere più celere nei cambi. Con la Norvegia alla fine abbiamo rischiato. Il ritardo può essere pericoloso. Ci vuole coraggio e lucidità nel capire chi dalla panchina può dare qualcosa e freschezza. Il coraggio della squadra parte dal coraggio dell’allenatore».
Hegerberg sotto tono, se lo aspettava?
«Ha fatto anche di più di quello che pensavo, paga gli infortuni che ha patito. Non è più quella del Pallone d’oro. Con l’Italia ha sofferto una contro due, e non è una rigorista».
Le sue azzurre preferite?
«Ne ho tante, ne dico una per ruolo: Salvai che sta facendo bene, nonostante gli infortuni che l’hanno fatta giocare poco, in difesa è fondamentale; Giuliano per il centrocampo, anche se ancora non ha fatto vedere tutto il suo valore; e in attacco Girelli, una che risolve anche se entra in corsa».
È solo l’entusiasmo che fa esaltare l’impresa o ha visto un calcio diverso dell’Italia?
«Ho visto bel gioco offensivo e non solo di ripartenze, soprattutto nel primo tempo».
Serve un’altra impresa e speriamo poi un’altra ancora, che consiglio dà alle ragazze in campo?
«Di mantenere il mix perfetto tra la leggerezza delle giovani e la responsabilità delle grandi. Comunque non abbiano niente da perdere e tutto da guadagnare».
Fonte: CdS
