Overtourism…occhio che rendiamo Napoli uguale alle altre!

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Overtourism. E, come tutto quello che è troppo, finisce con il creare problemi. Il termine, anche se edulcorato, smussato e inglesizzato, in realtà è sinonimo di una parola sola: sovraffollamento. E la situazione si sta verificando in diverse città d’Italia, Napoli è una di queste. A volte, anzi spesso, ci si accorge che l’afflusso di turisti è sproporzionato rispetto al numero che si può effettivamente contenere e gestire. napoliOvvio, è bello sapere quanto la tua città sia ambita, c’è orgoglio nel rendersi conto di quanto piaccia, ma quando un numero enorme di persone si concentra in una sola località, l’impatto sull’ambiente circostante è devastante e tutto il tessuto cittadino, da quello economico a quello sociale, ne risente. Per non parlare della qualità della vita dei residenti e dello stesso patrimonio artistico della città! A Napoli si girano film e serie tv in continuazione, a Napoli si vivono eventi, Napoli accoglie, ingloba, ci si stringe e ci si sta…tutti. Forse troppi. Sia chiaro, la città, quasi ai margini fino a 20 anni fa delle richieste turistiche, oggi è meta ricercata, la sua rivalutazione è totale e la sua immagine totalmente nuova, non ha bisogno del famoso riscatto di cui parlano tutti, perchè si è riscattata da un pezzo, ma rischia l’effetto contrario. Qual è? Lo “snaturalizzarsi”, il divenire come le altre. Napoli è sempre stata una città bellissima, ricca culturalmente ed artisticamente, iconica, carismatica, ma soprattutto riconoscibile. Sì, riconoscibile. E’ questo il suo marchio di fabbrica, è questo che la rende unica. Un unicum inserito in un contesto globale, qualcosa da salvaguardare. E tocca a noi farlo. Il turismo è una risorsa, benedetta, e come tale va trattata, valorizzata, aiutata. Contemporaneamente, però, Napoli non può essere “solo” una città a misura di turista. Non tutto può essere struttura recettiva, non tutto può essere destinato a. Napoli non è ricerca continua di luogo “instagrammabile”, è un centro storico pulsante, dove il napoletano vive e accoglie il non napoletano. Accoglie, non ne vien spazzato via. Il confine tra la valorizzazione di un luogo e la sua mercificazione è molto labile e Napoli è, nella sua interezza, un palcoscenico. Ha bisogno del pubblico, certo, ma un pubblico, senza gli attori, non ha ragione di essere. Occorre regolarizzare, o si rischia la banalizzazione di un qualcosa che ha peculiarità uniche al mondo…Napoli, appunto.

Factory della Comunicazione

Ludovica Raja

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